45 anni, sotto la neve il dubbio: il fantasma dell'amore abita in soffitta
E' appeso a un nome innominabile, ad aggettivi «sbagliati», ad avverbi scivolosi, a parole e a silenzi barcollanti e incerti come un gesto di troppo, questo film: che è inesorabile e intimissimo, come una storia di fantasmi, dove lo spettro abita in soffitta e (così quanto il cinema) è un'immagine incancellabile – trascorsa eppure viva – che si staglia su un lenzuolo bianco. Là, sotto la spessa coltre del non detto, nel ghiaccio eterno di segreti e passioni che si credevano sepolti per sempre: tra le quattro ipocrite mura dove il sentimento si è sciolto come neve al sole dell'abitudine, mentre il ricordo di un'altra, bellissima per sempre, è rimasto intatto, ibernato in un posto inaccessibile del cuore.
Ha la forma di una foto ingiallita da cercare affannosamente nella notte, «45 anni», il film, potente e scomodo, che Andrew Haig ha girato sullo stare insieme e sull'amore coniugale, demolendo castelli di (false) certezze.
Scene da un matrimonio: una settimana nella vita di Kate e Geoff (Charlotte Rampling e Tom Courtenay, strepitosi nella loro dolente naturalezza: entrambi giustamente premiati a Berlino), che si preparano a festeggiare il 45° anniversario delle nozze. A minare la loro tranquillità basta una lettera: in cui si dice che è stato ritrovato il corpo, perfettamente conservato, dell'ex fidanzata dell'uomo, precipitata in un crepaccio più di 50 anni prima...
Autorale sin dai titoli di testa, scanditi come diapositive, insinuante nel modo di girare, che fa della macchina da presa un ospite senza invito che scivola nella vita dei due protagonisti, serpente che striscia nella crepa della loro distanza, «45 anni» lascia che il passato riemerga con violenza schiacciando sotto il peso del dubbio scelte, svolte, situazioni. Un'intera vita insieme: che forse era solo fumo negli occhi, «Smoke gets in your eyes».