Insyriated, un bunker esistenziale nel paradosso Siria
Un giorno, adesso. Si svolge in sole 24 ore, nel rispetto delle unità aristoteliche di tempo e luogo, <Insyriated>, dove l'esistenza precaria di un gruppo di famiglia in un interno è scandita dai colpi di mortaio e dai proiettili dei cecchini. Un dramma intimo dentro a una tragedia più grande: quella della Siria, Paese in macerie sconvolto dalla guerra. Come un'enclave rimasta miracolosamente intatta, l'appartamento della coraggiosa Oum è l'unico ancora abitato in un palazzo nel bel mezzo dei combattimenti: ma l'acqua scarseggia, non si può uscire e alla porta bussano gli sciacalli...
In uno stato di emergenza permanente, nella convivenza coatta con la paura, la strenua difesa di una normalità ormai compromessa da parte di una famiglia imprigionata nella sua stessa casa, bunker esistenziale in un deserto di prospettive. Un'umanità chiusa a chiave dentro un paradosso, mentre la vita fatalmente non smette di fare il suo corso: si canta, si mangia, si ama. Rischiando, ogni attimo, la pelle: tra sacrificio, senso di colpa e lotta, sempre atroce, per sopravvivere. Una sorta di attualissimo (e necessario) atto unico, quello diretto dal belga Philippe Van Leeuw, interamente dominato dai personaggi femminili: donne e madri costrette a combattere una guerra mai dichiarata.