La favorita: la grande recita dell’ambizione nel film delle 10 nomination
Dio salvi la regina. Nella grande recita dell'ambizione, dove gli artisti della manipolazione si divertono a rimescolare le carte servite loro dal destino, una riflessione di feroce cattiveria su un potere sempre uguale (nei secoli dei secoli) a se stesso, vittima dell'adulazione e dei suoi stessi capricci. Perché in fondo ha ragione lui, Yorgos Lanthimos, il geniale regista di <The lobster>: <A parte i vestiti, l'elettricità e Internet negli ultimi 300 anni non è cambiato molto. Anzi, i comportamenti umani sono molto simili>.
Lo dimostra con un bellissimo film, dove porta il cinismo caustico che gli è proprio a confrontarsi con gli intrighi al femminile della corte della regina Anna (Olivia Colman), nei primi anni del '700, dove una influentissima lady (Rachel Weisz) e sua cugina (Emma Stone) caduta in disgrazia si contendono, senza esclusione di colpi, le simpatie della sovrana: a cui piace averle vicino nella stanza del trono ma anche in quella da letto...
Originale nella sua forza stilistica, con quell'uso inaspettato e fuori dal comune del grandangolo che deforma in modo ancora più grottesco un'epoca già di per sè distorta dall'ipocrisia e dalla sete di potere, <La favorita> - candidato a 10 Oscar (una pioggia di nomination che ne fa di diritto – insieme a <Roma> - il primo della classe) - è un'analisi molto divertente e spesso spietata dei sotterranei meccanismi relazionali, una sorta di <Eva contro Eva> in parrucca incipriata e trucco vistoso dove la magniloquenza della scenografia e l'uso espressivo della luce naturale sono tecniche di seduzione capaci di rendere ancora più esplosivi dialoghi in cui Lanthimos (che stavolta non firma la sceneggiatura) ritrova sarcasmo, paradosso e gusto della sopraffazione che gli sono cari. Facendo di una donna sola, afflitta, sgraziata e insicura - la sua regina (curiosità: la Colman è la sovrana d'Inghilterra anche nella serie <The crown>) - un personaggio semplicemente meraviglioso nella sua bulimica fragilità.
Politica, sesso, potere: primo film in costume dell'autore greco, coraggioso e imprevedibile già dalla concenzione, audace e <perverso> nella rivisitazione (di perfida intraprendenza) del genere storico, <La favorita> (Gran premio della giuria a Venezia, dove venne battuto proprio da <Roma>), costellato di sequenze cult (la corsa delle oche, il lancio delle arance, l'inseguimento tra la Stone e il suo amato...), è, infine, una spettacolare gara di bravura tra tre grandi attrici, tutte bravissime: ma per quanto la Stone e la Weisz duellino senza esclusione di colpi, nessuan di loro è all'altezza di <sua altezza> Olivia Colman, da Oscar immediato senza nenache passare dal via.