Burning: sinuoso, intriGante e raro

Basterebbe il piano sequenza iniziale per capire che sei nel posto giusto: quell'apertura seducente di gesti non scontati, di sentimenti mai apertamente dichiarati. E' quella reticenza - quel dire altro e non tutto -, quelle sigarette fumate in silenzio, che fa di <Burning> il film da vedere questa settimana. 

Nel disordine della casa dove il sole batte solo una volta al giorno, il ragazzo che dà da mangiare a un gatto <invisibile> (in fondo il trucco è dimenticare che <non esista>...) si innamora della compagna di scuola che aveva dimenticato: ma un brutto giorno lei sparisce nel nulla. Che ne sappia qualcosa Ben, quel suo ricco amico  che scherza col fuoco? 

Tratto da un racconto di Murakami, un thriller esistenziale, sinistro e intrigante, diretto dal coreano Lee Chang-Dong (suoi gli acclamati  <Oasis> e <Poetry>), maestro nel leggere le sotterranee dinamiche dell'amore e della violenza. Un film raro, che tocca corde segrete, figlio di una cinematografia – quella coreana (quest'anno consacrata anche dalla Palma d'oro) – in splendido stato di salute. Davvero, è tantissima roba. Anzi, di più: è abbastanza.

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