Star Wars, capitolo finale: che la forza sia con noi
”Non è finita ancora. O forse lo è“
Quando tutto è cominciato la gente votava per la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista, non esisteva il cellulare e il muro di Berlino era ancora al suo posto. Quarantadue anni dopo i bimbi di allora mettono il telefonino sul muto e vanno al cinema coi figli per raccontarsi a vicenda una favola di tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...
E' un film di rinascita e di resurrezione, dove i morti (tutti: per davvero o per finzione), come nel giorno del giudizio, ritornano, un kolossal messianico e spettacolare che celebra una resistenza (ora e sempre) che è idea etica, filosofica, senza tempo. Più che la fine, forse, è solo un nuovo inizio, l'ultimo <Star Wars>, l'episodio nove di una saga che ha cambiato per sempre il cinema. E che se non i giochi chiude adesso fatalmente il cerchio: non è un caso, infatti, che questo capitolo finale dialoghi di continuo con il primo del '77, ne richiami personaggi e situazioni, ne evochi i fantasmi. Come se la tripla trilogia avesse fatto moltissima strada, ma forse solo per tornare al punto di <partenza>. O, almeno, per regolarne i conti.
C'è spazio anche per ironia e tenerezza nell'epica battaglia tra Bene e Male e in quella, più intima, interiore, contro l'odio: e se il film di J.J. Abrams (l'uomo che ha inventato <Lost> e ringiovanito <Star Trek>) a volte ricalca situazioni già viste negli altri episodi, in una sorta di costante (e stucchevole) autocitazione, il suo <Star Wars> si muove con agilità tra inseguimenti mozzafiato dal montaggio acrobatico, continui e suggestivi cambi di scenario, ritorni impossibili (dalla principessa Leila, ancora interpretata da Carrie Fisher nonostante l'attrice sia morta nel 2016, a Lando Carlissian, arruolato 36 anni dopo la sua ultima corvè...), creature fantastiche. Riuscirà Rey a sconfiggere il Primo Ordine e a riportare libertà e pace nella galassia? Il peso dell'episodio IX è soprattutto sulle sue spalle di ragazza, dell'orfana che cerca se stessa e non può combattere per sempre contro il suo destino: l'ultima speranza, forse, ma non la sola. Un complicato intreccio di ascendenze e discendenze rende sin troppo intricata (e poco plausibile) questa cosmogonia siderale, così come in alcune situazioni Abrams, giocata la citazione alta (vedi <Romeo e Giulietta>), si lascia tentare da soluzioni <harrypotteriane> che poco si addicono con il dna della saga. Che seppure lontana dalla geniale empatia di Lucas (a cui la Disney non ha reso giustizia), ha però ancora buone idee (l'assalto a <cavallo>), sequenze maestose (il duello nella tempesta sul relitto della <Morte Nera), un non banale tormento interiore. E un fascino: quello di chi dopo oltre 40 anni ha ancora la forza dalla sua parte.