Torino val bene un festival: film altri, sale piene e belle storie al Tff33
Torino è quella città dove nello stesso giorno fanno il concerto di Madonna, la visita di Renzi, Juve-Milan, la fiera del cioccolato, il raduno delle 500 storiche e tutto va bene. Anzi, proprio non la senti nemmeno lontanamente l'idea di città blindata: ma percepisci il contrario. Una città felice, in perenne crescita, piena di gente, di posti, di vita. Non è un caso che in quegli stessi giorni (e fino all'altro giorno) c'era anche uno dei festival del cinema migliori d'Europa: il Tff33, ricca kermesse di film alternativi, chicche pescate qua e là, prime assolute. A parte che le sale sono quasi sempre piene e l'organizzazione è molto efficace, per il tempo che ci siamo fermati abbiamo visto anche diversi buoni film. Tipo questi.
La verità nient'altro che la verità: molte le storie ispirate a fatti realmente accaduti o addirittura in divenire. Tre generazioni di donne sepolte in casa nel docudrama "Coma" per capire cosa significa la guerra in Siria, l'insabbitissimo incidente nucleare danese di "The idealist", nuovo film inchiesta a carattere giornalistico (un genere tornato alla ribalta con forza), la bisbetica barbona Maggie Smith di "Lady in the van", parcheggiata nel vialetto di un commediografo gay, il "Coup de chaud" di un paesino francese che osteggia un diverso fino al dramma. Tutti da segnarsi
In sala (adesso o prima o poi): ci sono poi anche quei film che di sicuro escono. Per non dire che sono già usciti: come La felicità è un sistema complesso che , il suo viaggio, accompagnato per mano da un incontenibile Valerio Mastandrea ha cominciato a farlo proprio qui a Torino: regia empatica di Zanasi, qualche imperfezione ma un film a cui puoi dare del tu. Un po' come a Me and Earl and the dying girl tradotto malamente ne Quel fantastico peggiore anno della mia vita (va beh dai Se mi lasci ti cancello li batte ancora tutti), vincitore pigliatutto del Sundance, molto cinefilo e divertente, anche nello scardinare le regole del solito film "con amica che muore" che sta diventando un genere a sè. Divertente (senza entusiasmare) anche la commedia nera The dressmaker: grazie alla Winslet dovrebbe trovare la strada per la sala. Meno entusiasmante invece il proto femminista Suffragette, politicamente motivato (ci sono Paesi, come l'Arabia Saudita, dove le donne ancora non hanno diritto di voto...), ma cinematograficamente un po' troppo convenzionale.
Con licenza di sorprendere: poi ci sono gli outsider, quelli che non ti aspetti. Come il messicano Sopladora de hojas , che racconta con ironica ispirazione la giornata di tre adolescenti che vanno al funerale di un amico (è centratissimo, andrabbe preso da un qualche distributore), Evolution , inquietante e ipnotico (oltre che un po' cronenberghiano con quella mutazione dei corpi...), una delle cose più interessanti vista in After hours, una sezione che ha funzionato così così, oppure il cinese A simple goodbye, personaggi poco empatici ma la storia forte di una famiglia chiamata a ritrovarsi (e non è un percorso rose e fiori) quando il padre si ammala gravemente.