A bigger splash: nella piscina di Deray, Guadagnino rischia di affogare
Corpi impazienti sotto il sole di Pantelleria, tra Verdi e i Rolling Stones, Bertolucci e Antonioni (e Rossellini...), un film cult (e hot, per i tempi) di Deray (<La piscina>, di cui questo è un <non remake>) e i quadri di Hockney: mentre lo scirocco soffia incessantemente sulla pelle del desiderio e le rockstar restano senza voce. Un'isola, un'estate, la ricotta, i migranti, qualche vecchio vinile: e due uomini e due donne (una grande cantante e una lolita) - strumenti di seduzione, armi non convenzionali di una guerra non dichiarata - che faticano a comunicare o che forse hanno solo perso la voglia di farlo.
Fischiato all'ultima Mostra di Venezia nella proiezione riservata ai giornalisti, nato per dividere, <A bigger splash>, il film che Luca Guadagnino ha realizzato dopo il successo americano di <Io sono l'amore>, è una pellicola dai molti padri, girata con personalità forte, un'idea di cinema non sottomessa e stile rock, sexy, da un regista che però ci crede molto (ma molto...) e rischia di confondere l'ambizione con la presunzione, buttando via una storia di pulsioni vecchie e nuove nell'ultima mezz'ora quando l'energia e l'elettricità della prima parte cala e l'intreccio, nonostante non pochi virtuosismi, si sgonfia.
E' un film che si piace troppo sin da subito però <A bigger splash>, mosso, in questa sua rappresentazione, ironica e insieme drammatica, delle <politiche del desiderio>, più dal <Falstaff> che da Mick Jagger: Guadagnino sa fare parlare gli spazi, lavora bene sui corpi, ma resta in fragile equilibrio tra facili simbolismi e personaggi (il carabiniere) inutili o sbagliati. E il cast super cool (in cui Ralph Fiennes gigioneggia alla grande), alla fine, sembra divertirsi più del pubblico.