Indovina chi viene all'altare: coppie miste e risate francesi
Quattro matrimoni e nessun funerale: nella Francia sempre meno tollerante, pre Charlie e post gollista, dove di pancia si vota la Le Pen, l'indovina chi viene all'altare di un Paese (e di un cinema) che esorcizza, a suon di grasse risate, la sua stessa xenofobia. Clamoroso successo in patria (dove è stato visto da 12 milioni di persone), il «Ti presento i miei» in salsa Roquefort del 49enne Philippe De Chauveron butta in farsa, cogliendone le comiche contraddizioni e i patetici imbarazzi, temi arroventati nel caos per nulla calmo dell'oggi come i matrimoni misti, il razzismo strisciante (di tutti contro tutti), la paura dell'altro, i rapporti interreligiosi. Si scherza «sul serio», insomma, in questa pochade etnica sull'integrazione (im)possibile che rilegge la commedia matrimonialista facendo man bassa dei più prevedibili tra i clichè: divertendo senza disturbare, accoccolata, tra una battuta e l'altra, nel comodo rifugio dello stereotipo.
Un padre borghese e conservatore ha visto suo malgrado le sue tre figlie maggiori andare in spose a un arabo, un cinese e un ebreo. Affida le sue estreme speranze alla più giovane, che lo rende orgoglioso quando annuncia le nozze con un cattolico: peccato però che si tratti di un ivoriano dai capelli rasta con tanto di famiglia che diffida dell'uomo bianco...
Che poi passi che siano neri, «ma mica saranno anche comunisti?»...
Un po' facile, mai particolarmente sottile e in fondo più buonista che politicamente scorretto, «Non sposate le mie figlie!» (l'esclamativo è d'obbligo) accarezza con comicità nazional-popolare paradossi («Benigni? E' ebreo: ha fatto “La vita è bella”...»), pregiudizi e luoghi comuni che propone a raffica in cerca del consenso più immediato: si ride, certo (anche per merito della verve degli interpreti), ma il linguaggio poco sofisticato, l'intreccio prevedibile e la meschinità edulcorata ne fanno un film che rischia di esultare per un gol a porta vuota.