Turner, il burbero sensibile che dipingeva la luce
Lo emozionavano più i paesaggi che le chiacchiere dei salotti, non era amato dai reali e solo in parte dal popolo: ma rifiutò valanghe di denaro per evitare che le sue opere finissero all'estero invece che in musei dove si potessero ammirare gratuitamente. Era un uomo così, un burbero sensibile: che si dimenticò di avere due figlie ma non un cuore. Uno che pur di dipingere in modo realistico una tempesta una volta si fece legare all'albero maestro di una nave in balia dei venti. E che per ottenere il risultato voluto era disposto a tutto: anche a sputare (scandalizzando gli astanti) sopra i suoi quadri...
Al primo biopic della sua carriera l'esperto Mike Leigh accende i riflettori sul <pittore della luce>: Mr. Turner, per servirvi, il più grande tra i romantici o, se preferite, <a british institution>. Onestissimo e assai umano ritratto di un artista geniale ed eccentrico vissuto a cavallo del 18° e 19° secolo, il film del 71enne regista inglese, per quanto non si allontani da un senso della rappresentazione classico, non è affatto un acquerello agiografico, ma piuttosto il dipinto somigliante eppure <contemporaneo> - denso di materia viva e di un tratto deciso e riconoscibile -, di un uomo per cui il sole era Dio. Usato lo schermo come una grande tela dove dipingere inquadrature, con un'attenzione ai particolari straordinaria e maniacale (i costumi indossati dagli attori, mutande comprese, sono la replica esatta di quelli utilizzati ai tempi di Turner), degna dello storico più che del narratore, Leigh per restituire in modo autentico l'epoca (e la luce) del grande paesaggista ha preparato il film per più di 3 anni.
Tanto che alla prova dello schermo la potenza immaginifica e anticonvenzionale del segno, a tratti violento e istintivo, di Turner appare intatta in una pellicola che scava soprattutto nel quotidiano del brusco pittore, tra ex mogli infuriate, padri complici e governanti innamorate, fino all'incontro con una gradevole vedova. Il film, candidato a 4 Oscar tecnici (costumi, fotografia, scenografia e colonna sonora), conosce l'insostenibile leggerezza del fremito, sa muoversi nelle sabbie mobili del non detto, come restare in equilibrio sul ciglio di uno sguardo, su una domanda non fatta, persa come il colore che si secca sul pennello: ma non avrebbe la stessa credibiltà se nella parte del protagonista non ci fosse un grande caratterista come Timothy Spall (il Wormtail della saga di <Harry Potter> ma anche Churchill ne <Il discorso del re>), i cui formidabili grugniti hanno incantato anche la giuria di Cannes, che lo ha eletto a furor di popolo migliore attore del Festival.