Ave, Coen! C'era una volta (la folle) Hollywood
<Il pubblico non vuole i fatti, vuole credere>.
C'era una volta Hollywood: quella dei musical alla Gene Kelly e degli aqua movie alla Esther Williams, quando il cinema era girato in pellicola, i registi parlavano tutti con un accento straniero e nei film d'autore si inquadravano i piedi. Nell'età dell'oro in cui la <vita> imitava ancora l'arte: e a largo di Malibù, in piena guerra fredda, poteva persino fare capolino un sommergibile russo. Mentre all'attore che sul set interpreta, con sin troppo realismo, Cristo in croce, qualcuno in pausa pranzo chiede se è una comparsa o un protagonista...
Si muove - con irriverente e affettuosa leggerezza – tra i teatri di posa dove il grande sogno veniva fabbricato (e la verità costantemente infranta), il nuovo, giocoso ma per nulla futile, film dei fratelloni Coen, <Ave, Cesare!>, commedia rutilante (e altrettanto intelligente) che rievoca l'irresistibile circo (ma guai a chiamarlo così...) dell'Hollywood classica, quella degli studios e dell'entertainment, degli scandali e del maccartismo.
Anni '50, poco più di 24 ore nella vita di Eddie Mannix, uno che fa un lavoro così difficile che gli sembra quasi giusto: uomo di fiducia, <fixer>, e risolviproblemi di una grande casa di produzione, Mannix va a confessarsi di continuo perché fuma di nascosto, ma non si tira indietro se c'è da mollare un paio di ceffoni a una star disubbidiente. Tentato da una nuova opportunità di lavoro dagli orari più salubri, il nostro è però alle prese con il rapimento lampo del divo di un kolossal biblico...
Incapaci attori western prestati a film sofisticati dove devono assumere un'espressione <afflitta-intensa>, star costrette ad adottare il proprio figlio per nascondere una gravidanza <proibita>, enclavi di sceneggiatori comunisti che si ritrovano per dissertare con Marcuse:
non solo un ribaldo omaggio – colmo di riconoscenza – a una nostalgia mai così canaglia <Ave, Cesare!>, ma una vera e propria dichiarazione d'amore non tanto al mito quanto alla follia del cinema. Ricchissima di citazioni, interpreti famosi (e complici: da Josh Brolin a George Clooney, da Ralph Fiennes a Scarlett Johansson), licenze surreali e splendide rivisitazioni dei generi, la commedia dei Coen non è però un <semplice> divertissement: la torta è deliziosa e anche se alla prima forchettata a qualcuno può sembrare banalmente solo panna, cela uno strato di alcolico zabaione per i palati più fini. Perché oltre all'abbraccio c'è la satira, dietro il sarcasmo e l'ironia si nasconde il cinismo: e ogni magia (dove si ferma la libertà creativa e comincia il business? Quando è questione di fede e quando d'interesse?) ha un suo contrappasso.