Suffragette: quelle straordinarie donne ordinarie di un secolo fa
<Non vogliamo infrangere le leggi: le vogliamo fare>.
Lo ha girato – con orgoglio e decisione - la figlia della ex vice sindaco laburista di Londra il film che, in zona 8 marzo, tra slogan e mimose, scende in piazza con le donne di ieri per parlare e incitare quelle di oggi. Una pellicola che sarebbe troppo facile (e comodo) etichettare come femminista, ma, prima di tutto, invece, idealista e militante, <Suffragette>: pronta a marciare insieme alle rivoluzionarie con cappotto e cappellino (per lo più madri di famiglia di ogni ceto, straordinarie donne ordinarie) che, un secolo fa, lottarono con tutte se stesse, a costo della vita, per ottenere il diritto al voto.
Ragazze cresciute troppo in fretta come Maud, lavandaia londinese sfruttata e malpagata, che abbraccia la causa di quelle donne che si battono per avere pari diritti agli uomini: una battaglia che la cambierà per sempre.
Civile ma un po' statica, l'opera seconda di Sarah Gavron sposa l'impegno per affrontare l'orrore di una condizione femminile schiacciata (ma non sopraffatta) dagli abusi di un universo maschile violento e crudele: ma se tra le righe il film evidenzia i riferimenti all'attualità (in Arabia Saudita le donne votano solo dallo scorso dicembre e ovunque, Occidente compreso, il percorso delle pari opportunità non sembra mai in discesa...), l'approccio e l'idea di cinema sono assai retrò e ne fanno un <classicone> sì curato, ma anche eccessivamente convenzionale, più basico, in realtà che appassionante. Un limite non da poco per un film interpretato con dosata intensità da Carey Mulligan (ma fa un cameo anche Meryl Streep) la cui forza politica si scontra con i limiti di una scarsa originalità espressiva che finisce col disinnescare la potenza e l'urgenza del messaggio.