Moretti, Santiago, l'Italia e il Pd
Parla di accoglienza, critica l'Italia poco compassionevole del «capitano» Salvini, si schiera apertamente, non arretrando di un passo, dalla parte della solidarietà. Senza nascondersi, ma chiarendolo subito: «Io non sono imparziale». E' l'identikit del nuovo leader del Centrosinistra? Macché: parliamo di Nanni Moretti, professione regista. Che nel suo ultimo documentario, «Santiago, Italia» guarda non senza nostalgia all'Italia del '73, quella che salvò la vita (per merito anche di un illuminato diplomatico parmigiano, Roberto Toscano) a centinaia di cileni perseguitati dal regime. Una sera a Parma, alla fine della proiezione, è scattato persino l'applauso: così, spontaneo. Il che un po' fa pensare. Ad esempio al fatto di quanto sia orfana quella parte di Italia che da un lato non si riconosce nelle politiche dell'attuale governo gialloverde ma dall'altro non sa più a che santo votarsi. Vittime delle liti a oltranza di un Pd che, in attesa delle primarie, perso in mille battibecchi sembra completamente sparito dallo scacchiere politico (opposizione, questa sconosciuta), non sono pochi ad aggrapparsi alla coerenza dell'intellettuale Moretti che riesce là dove l'eterno D'Alema in un suo famoso film falliva: dice cioè qualcosa di sinistra. Spingendosi persino più in là: provando a risvegliare la coscienza civile con un'arma non convenzionale, il buon senso. Perché a farlo sia un regista e non un politico è certamente uno dei grandi problemi della sinistra. Ma di sicuro non è l'unico.