7 uomini a mollo, il Full Monty della piscina

Un applauso di incoraggiamento per la squadra francese: genitori improbabili, padri troppo nervosi, mariti in crisi. E l'allenatrice? Un'ex alcolista dalle buone letture. Roba che esci per fare un tuffo in piscina e scopri che invece è terapia di gruppo... Ma almeno il cinema, per fortuna, resta un luogo giusto: quello dove anche i perdenti riescono a stare a galla.

Commedia umanista del riscatto, della rivincita, <7 uomini a mollo> ha un'idea niente male: prendere una scalcinata armata Brancaleone devastata dalle faccende della vita, metterla  in slip e cuffia e farne, non prima di averla gettata senza troppi complimenti in acqua, un inverosimile team di nuoto sincronizzato maschile. Funziona <7 uomini a mollo>, anche senza fare molto di più di quello che ti aspetti: successo clamoroso da 4 milioni di spettatori in patria, il film  dell'attore Gilles Lellouche chiama a raccolta a Grenoble un gruppo di depressi cronici, ciccioni, cazzari indebitati e rocker mai nati: poco atletici, già in là con gli anni, derisi da tutti perché impegnati in uno sport considerato poco virile, impareranno a sopportarsi scoprendo che anche i guai, insieme, si affrontano meglio che da soli. Coltivando infine il sogno proibito di fare squadra per davvero: e partecipare addirittura ai mondiali...

Simpatica commedia corale ispirata a una storia incredibilmente vera (accaduta a Stoccolma una decina di anni fa), <7 uomini a mollo> più che una parodia dello sport movie è una sorta di <Full Monty> della piscina, una pellicola totalmente costruita sui personaggi, manipolo di irresistibili sfigati che non hanno ancora rinunciato ai propri sogni. Il film (specie quando entra in scena la cattivissima allenatrice paraplegica) è divertente, ma Lellouche invece di buttare tutto in farsa, mescola giustamente il cloro con l'amarezza, senza nascondere l'inadeguatezza dei suoi antieroi. Il risultato è lineare, forse anche scontato: ma pur nella prevedibilità di certe situazioni, val bene una vasca.

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