Un ragazzo, un viaggio, un cavallo: la ballata di Charley Thompson
E' bello come una canzone, di quelle suonate con una chitarra scordata intorno al fuoco, quando viene sera e la voce si fa roca. Un ragazzo, un viaggio, un deserto (anche morale) da attraversare: è un racconto di formazione, lungo la strada che porta al confine della maturità, il nuovo film di Andrew Haigh, il regista di «Weekend» e «45 anni». Che arriva al cinema in sella all'epica struggente della ballata di Charley Thompson: il figlio 15enne di un'America orfana e smarrita, adolescente perduto in cerca di un po' d'affetto - da dare e da ricevere - e di un briciolo, se possibile, di normalità. Tra una madre non pervenuta, un padre che fatica a stare lontano dai casini e un altro putativo, ruvido e maneggione, Charley si affeziona a Lean on Pete, un cavallo da corsa che ormai però non vince più. Tanto che il proprietario vuole sbarazzarsene. Ma il ragazzo non ci sta: e scappa col cavallo...
On the road emotivo girato con grande sensibilità e misura (quelle inquadrature a camera fissa fuori dalle porte, a incorniciare un momento, un istante, un sentimento), <Charley Thompson> è una storia da ascoltare in fila coi disillusi tenendo in mano il bicchiere mezzo vuoto dell'amarezza, ma senza perdere mai la speranza: un film che si incammina insieme a un'umanità bloccata, smarrita, nell'America più profonda e marginale, tra chilometri, ketchup, patatine, reduci che giocano con la playstation, ragazze troppo grasse e biscotti della fortuna. Là, in mezzo al nulla dove è più difficile ritrovarsi, riconoscersi: ma pur sempre avanti, un passo dopo l'altro, verso qualcosa di meglio, verso un approdo sicuro. Tratto dal romanzo del cantante Willy Vlautin, che guarda a Steinbeck, il film funziona anche grazie al bravissimo Charlie Plummer (premio Mastroianni alla Mostra di Venezia) che restituisce con intensità lo spaesamento del suo personaggio e quello del mondo.