Quelle facce da cinema nelle foto di tobia fornaciari
«Cercavo a Trastevere Isabella Rossellini. Ho suonato alla sua porta e mi hanno aperto questi due: Robert De Niro e Martin Scorsese». Poi ci sarebbe anche quella volta con Michael Douglas: : «L'ho incontrato per caso a Roma, per strada: abbiamo preso un caffè insieme». Per tacere di quel giro a Palermo insieme a Sciascia: «Eravamo sulla sua 127 scassata, guidava malissimo: non sapendo come chiamarlo lo chiamavo professore. Mi disse: “Chiamami Leonardo, che fai prima”».
È inutile: con Edoardo - per gli amici Tobia - Fornaciari finisce sempre così. Finisce che la storia che sta dietro alla foto è bella almeno quanto l'immagine stessa. Che già di suo, spesso assai, è già un capolavoro. C'è John Travolta in taxi, «con la mamma e la zia», un Godard scocciatissimo («stava leggendo il giornale, gli ho chiesto di guardare l'obiettivo: mi ha detto di no...») e Antonioni che, durante una Mostra di Venezia, accarezza, quasi di nascosto, i capelli a Monica Vitti: lui li ha chiamati «Incontri del mio privilegio», trenta scatti «da cinema» realizzati tra il '78 e il '91 per l’agenzia francese Gamma, foto fuori set che raccontano molto (spesso addirittura nel dettaglio) di quei personaggi rimasti (consapevolmente) imprigionati nella sua pellicola.
Come un'informale iconografia del mito, una personalissima storia del cinema che scorre sullo schermo degli occhi a volte in primissimo piano (come quella Cardinale quasi struccata datata '88 che gli disse: «Gli anni li ho messi insieme, ma sono ancora bella»), un'interpretazione dei volti (e delle maschere) del talento, la mostra (aperta fino a domenica) che Fornaciari (autore tra le altre cose de «I parmigiani», nota rubrica domenicale della «Gazzetta») ha allestito al Torrione di via Farnese, tra gli scalini di un emozionante viaggio nel tempo di cui il grande fotografo recita le didascalie. E allora ecco Celentano, seduto sui gradini durante la pausa di un film «mentre guarda con grande attenzione alcune avvenenti comparse», o Vittorio Gassman, «sorridente a Venezia, sotto la pioggia» e ancora Sergio Leone, «gentile, carinissimo, molto simpatico specie dopo avere scoperto che conoscevo a memoria “Per un pugno di dollari”»: idoli fuori contesto, colti in un momento di vita privata, in un piccolo spaccato personale all'interno di una complessa vita pubblica. «Sono tutte fotografie - spiega Fornaciari - scaturite da un incontro o da una conoscenza, a volte figlie di un rapporto personale». Come con Attilio Bertolucci che «sulle prime mi disse no: ma poi quando seppe che ero il nipote del medico che ha fatto nascere i suoi figli ordinò a Bernardo e Giuseppe di venire a farsi fotografare nel mio studio...». Incontri di pochi minuti che a volte si prolungano per settimane: «Fellini l'ho seguito per 15 giorni, alla fine mi disse di dargli del tu». Con Moravia invece passa un'intera giornata: dopo una lunga camminata, lo scrittore si butta sul divano e mette i piedi sul tavolino. Poi alza lo sguardo: «Mi chiese: “Ma sei ancora qui”?». Foto, set, partita.nb: foto di Edoardo Fornaciari, tutti i diritti riservati