I Migliori film della stagione: I nostrI oscar
Un trionfo in bianco e nero: il colore dei ricordi. Pagine stropicciate di emozioni ancora attualissime. Cassetti da riaprire, stanze di grande cinema a cui dare, finalmente, aria. Sembra fatto apposta, ma è accaduto davvero per caso: il film dell'anno – per la giuria della Gazzetta di Parma – sono due. Ma la stranezza non è tanto l'ex aequo (già capitato altre volte), quanto piuttosto il fatto che entrambe le pellicole regine scelgono lo stile emozionale e suggestivo di una verità che per esprimersi non ha bisogno di riprodurre le tinte della realtà. Due grandi film sul trono della stagione 2018-2019: uno, «Cold war», partito da Cannes, l'altro, «Roma», vincitore a Venezia. In «Cold war», il polacco Pawlikowski si ispira alla travagliatissima love story dei suoi genitori per comporre uno struggente melodramma; «Roma» invece è il quartiere di Città del Messico dove il geniale Alfonso Cuarón, ancora bambino, viveva con la famiglia e la tata. Questioni private che hanno saputo parlare a tutti: e toccare il cuore di tanti. Una poltrona per due, dunque, ma una sfida non senza avversari: il competitor più agguerrito è stato senza dubbio «La favorita» che, se da una parte sale sul podio dei film più belli dell'anno insieme a «Un affare di famiglia», dall'altra porta il suo autore, il greco Lanthimos, a vincere nella gara dei registi firmando anche una clamorosa tripletta in quella delle attrici: Colman (che con 10 preferenze ottiene quasi un plebiscito), Weisz e Stone dominano una stagione dove le donne hanno recitato la parte del leone. I giurati – c'è chi per non perdersi la nostra tradizionale cena dei voti (ideata dal compianto Maurizio Schiaretti) ha guidato per 10 ore, chi ancora è salita sull'ultimo treno per raggiungerci - dopo avere eletto Viggo Mortensen miglior attore per «Green book» non hanno avuto dubbi sull'opera prima – domina il claustrofobico danese «Il colpevole» -, né sui migliori italiani: sfida a due tra «Il traditore» e «Sulla mia pelle», con Favino che si impone su Borghi. «Roma» si prende anche il premio per la rivelazione (la Aparicio), mentre Nanni Moretti porta «Santiago, Italia» al vertice tra i documentari. E le delusioni? Tutte autorevoli: Jarmusch, Virzì e Guadagnino. Infine, in una decade che abbiamo aperto e chiuso premiando pellicole in bianco e nero (nel 2010 vinse «Il nastro bianco«), trionfa come film del decennio il coloratissimo «La La Land»: il 34enne Chazelle (di cui abbiamo apprezzato anche «First Man») supera i veterani, ma più discontinui, Malick e Kechiche.