Dylan Thomas, la buona notte di un poeta tra le stelle
Dylan Thomas è un genio: ma questo forse lo sapevate già. Nei suoi appena 39 anni di vita pieni di alcol, notti insonni e debiti ha scritto cose meravigliose, versi stupendi. Ne era consapevole un altro geniaccio come Igor Stravinsky che lo ammirava e per lui compose un pezzo. E anche il signor Robert Zimmerman che si fece chiamare Bob Dylan proprio in suo omaggio, anche se per parecchio tempo negò. Ora il poeta gallese, uno dei grandi del '900, torna prepotentemente di moda grazie a Interstellar, il nuovo film di Christopher Nolan. Dove come in una litania, un'estrema, rabbiosa, preghiera, vengono ripetuti alcuni dei suoi versi più belli: "Non andartene docile in quella buona notte. Infuriati, infuriati contro il morire della luce". Ma c'è di più: al suo voiaggio a New York dove, già gravemente malato, morì, è stato ora dedicato un film. Si chiama Set fire to the stars e se vi chiedete se lo vedremo mai in Italia è una bella domanda: intanto, è uscito in Gran Bretagna. Lo ha girato, in un gran bel bianco e nero, il debuttante Andy Goddard (cosa vuol dire a volte una d di troppo....) ispirandosi a una storia vera: quella dell'incontro tra Dylan Thomas (interpretato da Celyn Jones, il Fabrizio di Da Vinci's Demons) e un giovane aspirante poeta (fan di Thomas) nei cui panni si cala Elijah Wood, già celebre Frodo della saga de Il signore degli anelli. A proposito, la mia poesia preferita di Dylan Thomas è "Nel mio mestiere o arte scontrosa". Fa così: "Non per l’uomo fiero in disparte dalla luna che infuria io scrivo...ma per gli amanti, le loro braccia cinte agli affanni dei secoli che non offrono lode o salari, né attenzione al mio mestiere o arte". Grande.