"Il nome del figlio": la parola attore esiste
Metti una sera a cena: il film che visse tre volte (la prima a teatro, poi al cinema - in una premiata pellicola francese -, e ora infine in questo godibile remake made in Italy) è un flipper impazzito di frustrazioni, di bugie, di delusioni, come certi giorni che «ti impapocchiano i pensieri», tra bimbi dai nomi assurdi (tipo Pin, che pensi sia un ex centrocampista del Parma e invece è un omaggio a Calvino), musicisti in remata che lavorano su versioni jazz delle canzoni del Califfo, figli di papà che sfoderano magnum di champagne e fidanzate (molto) più giovani e il suv lo parcheggiano nel posto riservato ai disabili.
«Eroi» (si fa per dire) dei nostri tempi, che si tatuano mezzi cuoricini e nemmeno hanno tempo di andare ad aprire la porta per non perdersi l’ennesimo retweet; specchio e spaccato di un’epoca ipocrita, egocentrica e innamorata di se stessa: che se però si piange addosso è solo per poi ritrovare un sorriso, un modo (magari sulle note di Lucio Dalla) di ripartire.
Fratello e sorella di ottima famiglia, il marito di lei e la ragazza (coatta e incinta) di lui, più un amico di infanzia: una serata come mille. Che invece sarà diversa da tutte le altre...
Saporita e pungente commedia corale in bilico tra passato e presente, il nono film di Francesca Archibugi guarda a «Carnage» (ma con molta più tenerezza che cinismo) muovendosi tra grandi segreti e scherzi crudeli togliendosi di dosso, grazie a un ritmo disinvolto, un’ovvia teatralità. Certo, il meccanismo è già noto (dal confronto adolescenza/maturità alla cena come resa dei conti o gioco al massacro) e c’è a tratti nell’impiattamento della regista di «Questione di cuore» una certa maniera borghese: ma è indubbio che la pellicola è vitale, anche nel suo saper ferire. E nella messa a nudo di ogni debolezza, «Il nome del figlio» rivela la vocazione da film d’attori, scatenando una bella jam session di interpreti ispirati (dalla Ramazzotti alla Golino, da Papaleo a Lo Cascio): una gara di bravura dove primeggia Alessandro Gassman. Uno a cui, alla luce delle ultime prove, bisognerebbe chiedere scusa.