I 10 baci più belli della storia del cinema

E' San Valentino: diventiamo romantici pure noi. Ma quali sono i baci più belli - o comunque più iconici - della storia del cinema? Ecco la nostra classifica. Al bacio, ovviamente

1. COLAZIONE DA TIFFANY

Sotto una pioggia che dio la manda, inseguendo un gatto (anzi, Gatto), sulle note immortali, tra lacrime e impermeabili, di "Moon river". E poi c'è lei, Audrey: cosa vi serve di più?

2. UFFICIALE E GENTILUOMO

Il sogno, nemmeno troppo segreto, di un'intera generazione di donne: Richard Gere in divisa immacolata che va prendere in fabbrica la sua bella, la bacia, la prende in braccio e la porta via. Ciao.

3. SPIDER MAN

Tra i recenti, forse il migliore: il bacio a testa in giù e mascherato dell'Uomo Ragno. Che si rende la giusta ricompensa dopo avere meso in fuga un bel po' di malintenzionati. Piogga anche qui: "You are amazing".

4. VIA COL VENTO

Tra tutti forse il più insolente e il più iconico. Gable è una faccia da schiaffi: e le fa una proposta (di matrimonio) che non si può rifiutare. "Mi sento mancare". "E' quello che voglio". 

5. LILLI E IL VAGABONDO

Un ultra classico di cartoonia: galeotto fu lo spaghetto. Fisarmonica e mandolino: e tra Lilli e il Vagabondo, in cenetta romantica, scocca la scintilla.

6. MULHOLLAND DRIVE

Il super bollente bacio lesbo tra Naomi Watts e Laura Harring, al tempo in cui David Lynch girava ancora capolavori. Una delle scene clou di un film straniante e bellissimo.

7. TITANIC

Non può mancare: sulla prua della nave, in una scena che è gia storia. Talmente visto e rivisto, copiato e parodiato che alla lunga ha un po' stufato: ma pur sempre un bacio da numeri uno.

8. DA QUI ALL'ETERNITA'

Altro bacio iconico e copiatissimo: sulla spiaggia, tra le onde con passione. All'epoca, era il '53, fece pure scalpore. Adesso molto meno, ma è sempre un classico.

9. IL PIANETA DELLE SCIMMIE

Il bacio d'addio di Charlton Heston alla dottoressa Zira fa epoca: lui uomo e lei scimmia. Ma è il '68 e il sottofondo interrazziale oltre che evidente è  fortissimo.

10. GHOST

Si può baciare chiunque, anche il fantasma dell'uomo che si è amato moltissimo. Tra i più romantici di sempre, Ghost abbatte anche un altro tabù. C'è amore anche dopo la morte.

 

Apes revolution: Cesare (non) deve morire

La mia recensione di Apes revolution

Cesare (non) deve morire. E' un film di fantascienza che guarda al futuro ma ha radici in un glorioso passato, un blockbuster estivo e tridimensionale costato 170 milioni di dollari (prontamente recuperati nel giro di tre weekend...) e uscito in America in 4 mila sale: ma è anche la Striscia di Gaza. E l'Iliade. E la rivoluzione bolscevica, pure. Perché il sequel del nuovo <Pianeta delle scimmie> è un film che parla di quello di cui sono pieni i telegiornali e i libri di storia: e le utopie. Un kolossal dalla chiara e dichiarata vocazione pacifista che sa che la pace, spesso, è un'occasione perduta: un film sulla convivenza – approdo (im)possibile -, sull'incontro, sul dialogo, faticoso, tra culture differenti e diffidenti. Dove, da una parte o dall'altra, la follia di pochi è causa dell'inferno di tutti: e la guerra, ancora e sempre, resta la più scontata delle opzioni.

Tra le macerie di una civiltà e l'alba di un'altra, un film spettacolare e brulicante che corre sui binari del filone post apocalittico andando al di là dell'evidente metafora interrazziale per riflettere, con amarezza, sui limiti di un confronto minato da pregiudizi e preconcetti. Diretto da Matt Reeves (è quello di <Cloverfield>) con ambizioni non usuali per una pellicola di questo budget e attraversato da molteplici riferimenti incrociati alla tragedia classica e shakespeariana (il <Giulio Cesare> su tutti, ma anche <Amleto> e molte altre), <Apes revolution-Il pianeta delle scimmie> racconta di un'umanità sull'orlo dell'estinzione costretta a chiedere aiuto alle scimmie, parlanti e sempre più evolute, per sopravvivere. Può essere il principio di un nuovo mondo: ma forse è solo l'inizio della fine...

Epico e politico, il film di Reeves mette due <tribù>, due famiglie, l'una di fronte all'altra, in un moltiplicarsi di specchi dove i riflessi però sono a volte sbiaditi: anche faticoso nella parte centrale, <Apes revolution> infatti punta al significato ma perde un po' di vista il significante, tra personaggi di contorno poco scritti e un'evoluzione della trama sin troppo scoperta. Ma se l'impianto non è perfetto, l'impatto è pur sempre notevole: bon fosse altro per la rivoluzionaria portata degli effetti digitali e della performance capture che permette a un attore <invisibile> con dei puntini verdi in faccia (un gigantesco Andy Serkis) di trasformarsi in uno scimpanzé più espressivo di Marlon Brando.