Scompartimento n. 6: due ragazzi sul treno della vita
Ha ragione lui, Juho Kuosmanen, il regista finlandese che i parmigiani hanno avuto il piacere di conoscere e applaudire al Parma Film Festival lo scorso mese: «Scompartimento n.6» è una commedia adatta a persone infelici. Ma, aggiungo io, fa stare bene anche chi non lo è. Sarà per quell'aria tenera e trasandata anni '90, sarà per quei due personaggi spersi e indeterminati, ma questo originale road movie (su binari, gomma e persino via mare) che celebra il breve incontro tra una studentessa finlandese e un giovane russo, ha qualcosa che ci appartiene, un senso di scoperta (di sé, ma anche dell'«altro») che va oltre il pregiudizio, una voglia di confronto che supera ogni, fisico e mentale, distanziamento. Sono diretti nello stesso posto, Laura e Ljhoa, ai confini del mondo: lei per vedere delle pitture rupestri di 10mila anni fa, lui per andare a lavorare in una miniera... Finiti per caso nello stesso scompartimento di un treno (vero) divideranno un pezzo, piccolo ma significativo, del lungo e tortuoso itinerario della vita. Tratto dal romanzo omonimo di Rosa Liskom, il film, vincitore del Grand Prix all'ultimo Festival di Cannes e candidato a tre premi Efa, dà un senso - là dove ogni cosa sembra lontana -, alla convivenza forzata tra due ragazzi stranieri a sé stessi, in viaggio alla ricerca di qualcosa che conti. Incompleti, smarriti, perduti e perdenti: eppure bellissimi - e soprattutto indimenticabili - in quel capirsi anche se profondamente diversi. In quel riconoscersi, unici, nel mondo che continua a camminare indifferente a tutto.