Marisa, la parmigiana di Masterchef
Sorride, Marisa: e non potrebbe essere altrimenti. Ha appena terminato uno splendido percorso che l'ha portata diritta in cima, sul podio del talent show di cucina più famoso del mondo, «Masterchef». Tra i tre migliori aspiranti chef dell'edizione italiana, c'è infatti anche lei, la 33enne Marisa Maffeo, parmigiana d'adozione: non ha vinto, ma è arrivata, da protagonista, sino all'ultima puntata, alla finalissima. Niente male per una ragazza che proviene da un paesino del Cilento di 2000 anime (Castel San Lorenzo), tanto che quando nel 2007 si è trasferita a Parma per frequentare l'Università, la «piccola capitale» le sembrava grandissima. «All'inizio ho fatto un po' di fatica – confessa -: avevo 20 anni, ero qui da sola: non è stato facile. Così mi sono immersa nello studio e mi sono laureata in Infermieristica. Ho fatto diversi lavori, dall'infermiera alla segretaria in una palestra, nel tempo libero anche la modella. A un certo punto ho lasciato Parma, ma poi ci sono tornata: qui ho creato delle basi, adesso la sento come una seconda casa».
Quando ti sei iscritta a «Masterchef» pensavi di riuscire ad arrivare fino in fondo?
«Considerando come sono partita, abbastanza emotiva, non mi aspettavo onestamente di trovare la forza per arrivare alla fine. Sono molto autocritica, non sono mai contenta di me: sono fatta così, credo che non smetterò mai di imparare, nemmeno a 90 anni. Sono una perfezionista: tanto che non mi sentivo pienamente soddisfatta nemmeno quando ricevevo dei complimenti da grandi chef stellati. Però questa per me è stata un'esperienza positiva, ho scoperto una forza che non pensavo di avere, la capacità di reagire alle difficoltà, di trovare sempre un piano b. Poi a volte si è stanchi, a volte si ragiona più del dovuto quando invece basterebbe cucinare come a casa...».
Anche giovedì sera hai avuto i complimenti dei giudici, il tuo menu è stato apprezzato, hai fatto una bella finale...
«Ni: avrei potuto fare di più. Rivedendo la puntata, avrei dovuto cucinare più di istinto: ma la stanchezza e la pressione non hanno giocato a mio favore. Ero organizzata, ma col senno di poi la finale avrei potuto giocarmela meglio. Antonio (Lorenzon, ndr) ha meritato di vincere, sono contenta per lui: ha fatto un gran percorso».
C'è un proverbio che dice: «tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino». E' un po' quello che è successo a te...
«Sì (ride, ndr), sono stata tradita dal lardo: il mio secondo, l'Astice di campagna con il lardo di Colonnata è un piatto che ho azzardato al momento: il sapore era buono ma il lardo lo ha reso troppo salato. Mi è spiaciuto un sacco: sono onesta, non avevo assaggiato prima come avrei dovuto il lardo».
Hai avuto giudici eccellenti come gli chef Barbieri, Locatelli e Cannavacciuolo: con qualcuno hai legato di più?
«In realtà il rapporto coi giudici era legato solo agli assaggi: ho stima per tutti e tre e da tutti e tre ho ricevuto complimenti e critiche. Ma quello che credo avesse più fiducia in me era chef Cannavacciuolo, che poi è anche quello che mi ha criticato di più, ma soprattutto per spronarmi, perché ci teneva: è anche lo chef alla cui cucina mi ispiro».
E della cucina parmigiana cosa ti piace?
«La pasta fatta in casa, non c'è dubbio: che è qualcosa di molto vicino anche alle mie tradizioni campane. Se devo dire un piatto, ti direi i classici tortelli d'erbetta».
E adesso, Marisa? Adesso che l'esperienza di «Masterchef» è conclusa qual è il tuo progetto?
«Studiare, studiare, studiare: voglio avere le basi e continuare a migliorarmi».
E magari aprire un ristorante tutto tuo? Ai Navigli, come ti hanno suggerito tua mamma e tuo fratello?
«Sì, ma non ai Navigli: quella è un'idea loro, non so come gli sia venuto in mente. Non vorrei vivere a Milano: un ristorante a Parma, invece, sarebbe perfetto».
Qualcosa bolle già in pentola?
«Non voglio dire nulla per scaramanzia: diciamo che sono in attesa di qualche proposta... che è già arrivata».