Crimson Peak, spettri e lucchetti nella neve più sporca
Casa infestata? Fatto. Amanti diabolici? Messi. Scricchiolii, sangue e veleni? In sovrabbondanza. Così come dolly e carrelli. Sì insomma, gli ingredienti stranoti da filmone gotico ci sono tutti: pure troppo. Che nemmeno se ti impegni per la bellezza di due ore ti scappa fuori un piatto originale. Però un però è possibile: perché alla fine il romantico e gore <Crimson Peak> - sempre che si passi (con una certa generosità) sopra a un intreccio parecchio deja vù - dal punto di vista visivo e formale dice la sua. Non fosse altro per la ricchezza di particolari, le molte suggestioni di un mondo di ombre, la cura dei costumi e dei luoghi. Un impatto di grande e tenebrosa eleganza che fa di questa raffinatissima ghost story di Guillermo Del Toro (uno che nella sua carriera ha fatto anche molto di meglio) un film d'atmosfera spigoloso e tagliente, zeppo di porte chiuse a chiave, di lucchetti, di (terribili) segreti.
Nella New York di inizio '900, Edith, scrittrice in pectore che sogna il grande amore, incontra un aristocratico britannico squattrinato, che le ruba il cuore. Lo sposa e con lui si trasferisce nel suo castello di famiglia, ultimo baluardo di una terra inospitale, in cui l'uomo vive con la sorella...
Dove tutto è morte, gelo e vento e l'argilla ha lo stesso colore del sangue, Del Toro costruisce su fragili fondamenta una casa <che respira>, contaminando di vittoriana inquietudine un horror onirico sibilante e stridente quanto un cucchiaino girato senza sosta nella tazza: tra <presenze> e minacce, eros e thanatos si uniscono allora in un ennesimo abbraccio per sprofondare in una tragedia sanguinaria in cui anche l'amore può essere <mostruoso>. Vistoso e rimarchevole l'abito, giusti e pallidi (Mia Wasikowska, Tom Hiddleston e Jessica Chastain) gli interpreti: ma, e Del Toro lo sa, <le cose belle sono fragili>.