Filiberto Molossi Filiberto Molossi

Una metafora da scalare: se l'Everest è Moby Dick

La montagna è Moby Dick, la montagna è dio: un'enorme metafora di ghiaccio e furia, un baratro senza fine sotto i piedi dell'ambizione, della vanità, dell'irrefrenabile desiderio dell'uomo di affrontare (e superare) qualcosa o almeno se stesso, a costo di rischiare la propria vita pur di dimostrare di averne ancora una. Alla ricerca entusiasta e affannosa della (grande) bellezza che nessuno ha mai visto, sogno accecante nel bianco che annulla e a volte divora. Perché il problema non è arrivare in cima: è tornare indietro.

E' un'anabasi infernale (quel <coming home> che nutre le radici della cultura americana), un film sul limite, sul momento esatto in cui, a 3 passi dall'obiettivo, devi capire che è il momento di rinunciare, <Everest>, il film, angosciante, di Baltasar Kormakur: un'odissea sotto zero del coraggio e della disperazione che il regista islandese traduce in un 3 D di impatto, cercando un compromesso tra avventura spettacolare (e di massa) e introspezione esistenzialista.

Storia vera di una tragica spedizione sulla montagna più alta del mondo (raccontata da <Aria sottile>, il libro di Jon Krakauer, lo stesso di <Into the wild>) , <Everest>, polemico sulla commercializzazione e speculazione del confronto tra uomo e natura (il business delle scalate <per tutti>), ampio e vertiginoso nella regia, fisico nella ricostruzione che cerca di essere il meno possibile digitale, paga però un approccio un po' troppo convenzionale, un realismo opportuno ma a tratti congelato che spesso esclude l'astrazione. Karmakur, ben servito dagli interpreti, ha però il merito di non spingere troppo sull'acceleratore, evitando la spettacolarizzazione della tragedia. Mentre dentro e fuori lo schermo si rincorre sempre la stessa domanda: <Perché lo fai?>.

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Festival, 2015 Filiberto Molossi Festival, 2015 Filiberto Molossi

Sette giorni a Venezia

La prima settimana è archiviata: ma della Mostra del cinema cosa resta? Butto lì due o tre pensieri in libertà. Intanto che è un'edizione un po' moscia: l'assenza di grandissimi nomi si è fatta sentire, ma d'altra parte neanche Cannes aveva fatto faville. E allora forse più che i selezionatori è la stagione a essere in difficoltà: si dice che da qui a dicembre usciranno pochi titoli davvero interessanti. Staremo a vedere. Tornando a noi, l'apertura (accoglienza sotto zero, tipo da cordata nella bufera di neve) con "Everest", che è meno peggio di quel che si dice, si è rivelata però meno imperdibile del solito: pure party e cena -pare- non hanno fatto faville... In concorso, per ora, le cose migliori sono il coraggioso film inchiesta sull'omicidio di Rabin di Gitai (non ci avrei scommesso, scusa Amos), Sokurov, tra i pochissimi sperimentatori in un'edizione assai convenzionale, i francesi Marguerite e L'Hermine e l'argentino scorsesiano "El clan".  Del resto salvo (gran storia e ottimi gli interpreti in "The danish girl", ma film molto illustrativo. Interessante anche se confuso il turco "Frenzy") poco: e, aspettando Bellocchio,  non certo gli italiani. Fuori gara appare invece un robusto film di inchiesta giornalistica "Spotlight", "Un mostro dalle mille teste" un film da fare uscire e "Non essere cattivo" (nei cinema adesso) andatelo a vedere: è il film sincero di un regista, morto troppo presto, che in più di 30 anni ha girato solo 3 film. Si chiamava Claudio Caligari: se non lo conoscete, dategli un'occasione: il suo cinema proletario è vero merita di essere riscoperto.

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I 10 film da non perdere alla Mostra del cinema di Venezia

Va beh, non ci sono Spielberg, né Tarantino, né Scorsese (solo con un corto...): e quindi cosa andiamo a vedere tra un mese a Venezia? Beh, del buono ci potrebbe essere: io mi aspetto  qualcosa da questi 10. Sperando che mi stupiscano altri 20...

BEAST OF NO NATION di Cary Fukunaga

A uno che ha diretto e prodotto il primo True detective un po' di fiducia la devi dare per forza. Poi qui si parla dei soldati bambino e non è proprio uno di quei temi da merenda con la nonna. E poi perché c'è Idris Elba

A BIGGER SPLASH di Luca Guadagnino

Il titolo potrebbe fare prevedere un grosso buco nell'acqua: e già l'idea di rifare La piscina mette un po' i brividi. Ma Guadagnino è un essere strano, schivato in Italia e consideratissimo negli Stati Uniti. Poi vuoi mettere Corado Guzzanti con Ralph Fiennes?

BLACK MASS di Scott Cooper

Per sentire in originale Johnny Depp che dice le parole sono d'argento ma il silenzio è d'oro. Che non è ancora uscito il film e già circola la parodia. E perché Johnny ha bisogno di rilanciare una carriera in declino: e un cattivo aiuta sempre.

THE DANISH GIRL di Tom Hooper

Il discorso del re è stato sopravvalutato, ma qui siamo già (ancora) in zona Oscar: e Redmayne transgender mira alla clamorosa doppietta. E poi di questi tempi potrebbe essere un film che, pur in stile tradizionale, può fare la differenza.

EVEREST di Baltasar Kormakur

L'anno scorso Venezia ha aperto con Birdman, l'anno prima con Gravity. Quest'anno c'è questo: serve dire altro? Se siete diffidenti e amanti del mare, mi assicurano che il libro da cui è tratto è davvero molto bello.

FRANCOFONIA di Aleksandr Sokurov

Perché questo pazzo russo è sempre capace di stupirci. L'ultima volte che è venuto se ne è andato col Leone d'oro. E se all'Hermitage ha ambientato un film bellissimo ora profana persino il Louvre: portando con sè Napoleone Bonaparte.

MARGUERITE di Xavier Giannoli

Giannoli è un regista sottovalutato, che merita più attenzione di quella che gli viene concessa. Qui poi porta in scena una cantante stonata: peccato che nessuno glielo dica... Una riflessione sull'arte e sulla mediocrità: per capire se è più nudo il re o chi lo applaude.

LA MEMORIA DEL AGUA di Matias Bize

Questo qui, che ha 36 anni ed è cileno, ha fatto un film bellissimo che nessuno ha mai distribuito (maledetti), La vita dei pesci. Ora torna su una storia di coppia, divisa e unita da un dramma. Perché amare a volte vuol dire sopravvivere.

SANGUE DEL MIO SANGUE di Marco Bellocchio

Il trailer non mi mette di buon umore, ma Bellocchio è uno che non smette di sperimentare, di prendere rischi anche quando potrebbe metterci il mestiere. E questo fa di lui un artista, che i pugni li abbia ancora in tasca o meno.

SPOTLIGHT di Thomas McCarthy

Perché è un film che ci può fare  sentire orgogliosi di fare il mestiere di giornalista, e Dio sa quanto ne abbiamo bisogno. E perché è una storia vera, quella dei cronisti che hanno scoperto i casi di abusi nei confronti di minori da parte della Chiesa. E poi c'è un cast che fa paura.

 

 

 

 

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Il cinema che verrà: i film da vedere e da evitare (seconda parte)

Proseguiamo con il nostro viaggio nel cinema che verrà: altre dieci case di distribuzione di cui passiamo alla lente i listini. Tra i film da vedere e quelli da evitare...

KOCK MEDIA

Hanno puntato molto sull'estate, dove hanno giocato la carta Babadook, che questa settimana ha battuto Terminator ma non Spy. Il resto però lascia perplessi: Il caso Freddy Heineken, sul rapimento del magnate della birra, è stato maltrattato dalla critica Usa, e la favola musicale Fuori dal coro accolta così così. A livello di incassi potrebbe fare qualche soldo Qualcosa di buono, un Quasi amici in versione femminile, ma il titolo più intrigante sembra essere The green inferno di Eli Roth. Un po' poco

Voto: 5+

Da non perdere: The green inferno di Eli Roth

Da evitare: Il caso Freddy Heineken di Daniel Alfredson

LUCKY RED

Da Cannes sono venuti a casa con Carol (bravi), con Il piccolo principe (bene) ma anche col pacco The sea of trees, il peggior film di Gus Van Sant. Però, ci sono anche la Buy e la Ferilli coppia lesbo di Io e lei, la commedia truffaldina Masterminds e soprattutto Mustang, una specie di vergini suicide turche. Sì insomma: cartellone variegato. Troppo?

Voto: 6,5

Da non perdere: Carol di Todd Haynes

Da evitare: The sea of trees di Gus Van Sant

M2

No escape, Attacco al potere 2, Autobahn, Codice 999: già dai titoli si capisce. E' un listino a tutta manetta, adrenalina e batticuore. Con qualche escursione fantasy (da Fallen a Orgoglio, pregiudizio e zombie) e tanta action, anche di qualità. Ma sa un po' di cinema mordi e fuggi.

Voto: 5,5

Da non perdere: Codice 999 di John Hillcoat

Da evitare: Contagious di Henry Hobson

MEDUSA

Di tutto un po', con un occhio più al portafoglio che non alla qualità: la ciliegina sulla torta è la favola di Spielberg Big friendly giant, ma si pensa a fare cassa con Zalone (esce il primo gennaio), il cinepanettone caraibico e commedie sparse, da Ficarra a Picone al fenomeno tedesco Fuck you prof! Interessante potrebbe essere L'attesa dell'aiuto di Sorrentino, Piero Messina. Mentre il Papa secondo Luchetti è da rischiatutto.

Voto: 6

Da non perdere: Big friendly giant di Steven Spielberg

Da evitare: Vacanze di Natale ai Caraibi di Neri Parenti

MICROCINEMA

Piccole cose, per aprirsi una breccia: 11 donne a Parigi col trio Casta/Paradis/Adjani potrebbe fare proseliti come il cane Giotto che a Natale cercherà di salvare una colonia di pinguini. Curiosità per Hacker e attenzione ma anche un po' di sospetto per il nuovo Calopresti.Infine, l'ennesimo film su Pasolini - con Massimo Ranieri nei panni del poeta - è un rischio mica piccolo.

Voto: 5,5

Da non perdere: 11 donne a Parigi di Audrey Dana

Da evitare: La macchinazione di David Grieco

NOTORIOUS

Zac Efron dj, il sequel di Belle & Sebastien e la commedia all star Let it snow: ma per occupare spazi anche d'estate anche The reach, con Michael Douglas cattivissimo e  il menagramo e stroncatissimo (esce adesso) Left behind. Si dice però - e allora il discorso (e il voto...) cambia - che abbiano in mano anche l'ultimo progetto di Linklater, il regista di Boyhood. Una specie di sequel spirituale, ambientato negli anni '80, de La vita è un sogno, il film che Linklater ha girato prima del successo di Prima dell'alba. 

Voto: 6--

Da non perdere: That's What I'm Talking About di Richard Linklater

Da evitare: Left behind-La profezia di Vic Armstrong

TEODORA

Sanno scegliere, lo sanno fare: e così a Cannes  sono andati sparati su Il figlio di Saul , che è bellissimo, ma anche su Perfect day, tragicommedia nei Balcani divorati dalla guerra con Benicio Del Toro e Tim Robbins parecchio in forma. Royal night poi ha i crismi del carino che può funzionare, mentre l'ultimo Wenders è più di un salto nel buio senza paracadute. Ma occhio perché la vera sorpresa potrebbe essere un'altra: 45 anni, che si riferisce a un anniversario di matrimonio. Tutto è pronto per fare festa; peccato che arriva una lettera per il marito: il corpo del suo primo amore è stato ritrovato, congelato e perfettamente conservato tra i ghiacciai delle Alpi svizzere...

Voto: 7+

Da non perdere: Il figlio di Saul di Laszlo Nemes

Da evitare: Ritorno alla vita di Wim Wenders

UNIVERSAL

Mirano al bersaglio grosso, non c'è che dire: dal prossimo Mission: Impossible ai Minions, conquistando anche la passerella di Venezia, con il film a rischio vertigini che aprirà il Festival, Everest. Mica male: anche perché poi ci devi aggiungere a giorni Ex machina in cui credono tanto (e fanno bene, stando ai critici Usa), il nuovo horror di Guillermo Del Toro, Angelina Jolie che dirige se stessa e il marito Brad Pitt in un film sulla crisi di una coppia e il capitolo finale di Hunger games. No, davvero niente male: anche perché dopo avere visto il trailer dell'ultimo Shyamalan non lascerete mai più i vostri figli dai nonni...

Voto: 7,5

Da non perdere: Everest di Baltasar Kormàkur

Da evitare: Il ragazzo della porta accanto di Rob Cohen

VIDEA

Da Cannes hanno preso Macbeth e Mon roi , non il meglio cioè anche s ele aspettative erano diverse. Però The Program su Lance  Armstrong ha molto per sembrare un bel titolo così come Mr. Holmes, con uno Sherlock vecchio interpretato da Ian McKellen. Il botto lo potrebbero fare con il cinema delle donne, però: Three generations, ad esempio, ma soprattutto Freeheld, con Julianne Moore e Ellen Page coppia lesbo (la prima, poliziotta, sta morendo e insieme lottano perché la seconda possa avere riconosciuta la pensione...), attualissimo drammone tra lacrime e diritti civili.

Voto: 6,5

Da non perdere: The program di Stephen Frears

Da evitare:  nessuno

WARNER BROS

Sono forti e lo sanno: l'evento è ovviamente 007 (già bello assai dal trailer) ma in lista hanno anche l'ultimo di Zemeckis (sul funambolo Petit, la cui storia è già stata portata in scena da un doc magnifico, Man on wire), Woody Allen (buono), Ron Howard che racconta la storia della baleniera che ispirò Moby Dick. E poi Black Mass, che sarà a Venezia, Giallini e Leo in Loro chi? la Streep rockettara per Demme, De Niro stagista settantene. Sì, insomma: belli solidi.

Voto: 7 +

Da non perdere: The walk di Robert Zemeckis

Da evitare: Pixels di Chris Columbus




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