Anticonformista e no global: l'on the road emotivo della bizzarra famiglia di Captain Fantastic
Abitano in una foresta, si svegliano al suono di una cornamusa, mangiano solo quello che riescono a cacciare: poi la sera leggono Nabokov o discutono di fisica quantistica. Non hanno mai visto la tv né messo un paio di scarpe da ginnastica, felicemente immuni dalla cola (<è acqua avvelenata...>) e da quella terribile terapia di gruppo chiamata shopping. Non solo: sono colti, uniti e ben allenati. In pratica, pronti a tutto. Tranne che alla realtà.
E' straordinaria davvero, in tutti i sensi, la famiglia protagonista di <Captain Fantastic>, la bizzarra, divertente, audace, anticonformista e anticapitalista commedia no global di Matt Ross (professione attore, ma gran piglio da regista) che porta sullo schermo un bravissimo Viggo Mortensen, padre (e padrone) - col culto della verità e l'allergia al sistema - di sei figli molto speciali, che non vanno a scuola ma conoscono a memoria la Costituzione e sanno argomentare con cognizione di causa di Mao e dei fratelli Karamazov. La morte della madre però li costringe a un indimenticabile viaggio nel mondo esterno: dove i loro valori si scontrano inevitabilmente con quelli altrui. E alle lezioni dei genitori si aggiungono quelle della vita.
On the road emotivo avventuroso e libertario, <Captain Fantastic> è una vibrante e singolare riflessione sociale post hippie e <happysad> che nello scontro tra civiltà sposa un punto di vista inedito per affrontare senza pregiudizi l'utopia anticonsumistica, dove il prezzo da pagare sull'altare della coerenza è quello dei sogni e di un ideale che forse (ma forse no...) è solo un <bellissimo errore>.
Intelligente e alternativa, la commedia (che ha qualcosa di <Little Miss Sunshine> e del cinema di Wes Anderson) inneggia, tra un <potere al popolo> e l'altro, alle teorie di Noam Chomsky, il geniale e anarchico linguista e filosofo, vero nume tutelare di un film fuori dal coro pieno di sorprese e contraddizioni.
Premio del pubblico alla Festa del cinema di Roma e miglior regia a <Un certain regard> al Festival di Cannes, <Captain Fantastic> non si limita solo al ritratto di una famiglia alternativa e differente, divisa tra tentazione della normalità e orgogliosa difesa delle proprie convinzioni, ma è piuttosto l'ironico racconto di un percorso (anche) metaforico che costringe tutti a rimettersi in discussione, a cambiare e ad adattarsi: per ritrovarsi una mattina intorno a un tavolo e scoprire che a volte basta poco, un nulla, la parvenza di un'attesa, un silenzio complice, per sentirsi davvero una famiglia.