Loro, quando tutto non è abbastanza
Un film su Berlusconi senza Berlusconi: vista così poteva essere un'idea grande, spiazzante, la capocciata di un Koulibaly a tempo (più per il cavaliere che per il regista...) quasi scaduto. Anche perché <Lui>, come lo chiamano per tutto il film (come si conviene alle divinità), e' in realtà dappertutto, in ogni discorso, in ogni azione, onnipresente (e onnisciente), anche se in realtà si palesa solo dopo un'ora buona.
Ma d'altra parte a Paolo Sorrentino stavolta preme soprattutto raccontare gli altri, <Loro>: quelli che contano. E pure quelli che non contano nulla: che lo sanno pero' quanto <e' dura la vita quando non sai fare un c.>. La corte dei miracoli di re Silvio (nella versione mimetica di un bravissimo, milaneseggiante, Servillo), rimasto temporaneamente senza trono: faccendieri partiti dal basso, mignotte, ex ministri.
Diviso in due parti (la seconda uscirà il 10 maggio), nel film con cui Sorrentino racconta il fenomeno Berlusconi c'è tutto: il sesso, la cocaina (a fiumi), il potere. E, soprattutto, un paganissimo eppure devoto culto della personalità, la cieca, aprioristica, fascinazione di un popolo per il suo <condottiero>. Quella che più fa emergere l'orrenda, luccicante, decadenza di un Paese in decomposizione, marcio nel midollo e nelle budella: non più spiaggiato come un mostro marino ai tempi di una vita ancora <dolce>, ma destinato inevitabilmente a sbandare, a finire fuori strada con il suo carico maleodorante di rifiuti.
Il regista - che fa di Scamarcio un personaggio che ricorda Tarantini e regala un piccolo ruolo anche alla parmigianissima Benedetta Mazza - lavora benissimo sui corpi (la linea sinuosa di una schiena femminile, i tatuaggi, le maschere), la padronanza del linguaggio visivo resta potente, ma il film a livello drammaturgico ha purtroppo carenze evidenti, la metafora, che si muove tra i riti, macabri, del potere, e' meno alta e seducente rispetto a <La grande bellezza>: e anche il gusto per il paradosso (le giraffe di ieri sono diventati i rinoceronti di oggi), quello stile subito riconoscibile, rischia di diventare più che cifra, maniera. Dove <Loro> funziona piuttosto e' nella capacita' di restituire in modo preciso (ma non banale: vedi il dialogo col nipote) il potere di convincimento, di persuasione, la capacita' di manipolare l'altrui opinione (o, semplicemente, di modificare, di mistificare, il reale) che rendeva (e rende) straordinario Berlusconi. Quel sorriso stampato che si fa amarezza nella consapevolezza di avere tutto, quando <tutto non e' abbastanza>. Come nella bella chiusura sulle note di <Una domenica bestiale> di Concato, che fa sperare in una seconda parte più ricca di suggestioni, di idee, di rovesciate e colpi bassi.