2016, Recensione Filiberto Molossi 2016, Recensione Filiberto Molossi

Lion, il rewind dell'anima: solo chi si arrende è perduto

Non so se vi è mai capitato, da bambini (oppure anche da adulti), di perdervi: beh, <Lion> è quella cosa lì. E' quel momento: quella stessa angoscia, quella medesima ansia, la mancanza, terrificante e improvvisa, di qualsiasi punto di riferimento. E' un film sullo smarrirsi, un secondo o per sempre: quando ti senti il maledetto ago da cercare nel pagliaio e non appartieni a niente e a nessuno se non a te stesso. Condizione esistenziale di chi non riesce (ma almeno prova) a ritrovarsi: e si carica sulle spalle il peso, a volte insostenibile, del passato. Tra gli echi e gli spettri di ieri, nello struggente rewind dell'anima, dove solo chi accetta di arrendersi è davvero perduto.

E' un film ostinato e toccante, anche se fin troppo classico, fin troppo quello che ti aspetti (anche da un punto di vista meramente stilistico), l'opera prima di Garth Davis, capellone australiano già regista per spot (dove eccelle) e in tv (sua la miniserie <Top of the lake-Il mistero del lago>): una moderna odissea in una babele di lingue dimenticate, il percorso di rinascita di chi messa fuori la testa dall'acqua cerca la sua strada, nell'impossibilità, anche morale, di negare le proprie radici.

Candidato a 4 Golden Globes (tra cui quello per il miglior film drammatico dell'anno), <Lion> è la storia vera (e nell'economia emotiva della pellicola non è particolare da poco) di Saroo, bimbo indiano di 5 anni che in una notte del 1986 sale per errore su un treno diretto a Calcutta, a 1.600 chilometri da casa sua. Spaventato, senza un soldo, incapace di tornare da dove è venuto, rischia di finire per due volte nelle mani di pedofili e trafficanti di minori: poi, viene chiuso in un orfanotrofio. Da cui esce per essere adottato da una coppia australiana. Diversi anni dopo, ormai giovane adulto, si interroga però sulle sue origini: e comincia una ricerca ossessiva su Google Earth per ritrovare, affidandosi ai suoi ricordi sbiaditi, la strada che lo possa riportare a casa.

Diviso praticamente in tre atti, che poi sono due più un epilogo – una prima parte, ansiogena e dickensiana, in India, una seconda, che sfiora il family drama, in Tasmania, una terza, quella del ritorno (il <nostos> caro agli antichi) nuovamente in India -, <Lion>, bello quando più tattile, quando parla per gesti, carezze, abbracci, pesca più di qualcosa da <The millionaire> (anche il protagonista, un sofferto Dev Patel, è lo stesso), trovando una sua forza, una sua specificità, soprattutto quando mette la cinepresa ad altezza bambino per restituire il caos per nulla calmo di una Calcutta violenta e indifferente, dove tutto è giungla, privazione, sopraffazione. Il risultato, tra primi e primissimi piani e un tema musicale che si scioglie sui tasti bianchi e neri di un pianoforte, è un po' convenzionale, ma il film, servito bene dal cast (oltre a Patel, la Kidman e Rooney Mara, che ora per Davis sarà Maria Maddalena, e il bravissimo Sunny Pawar, debuttante di 8 anni scelto tra oltre duemila ragazzini), sa essere – quando serve – emozionante.

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Seduzione, stile e un paio di guanti: Carol, la classe non è acqua

Ci sono film dove ha un senso, un significato, anche lo smalto per le unghie: e un paio di guanti dimenticati (non) per caso, un gioco di sguardi, un gesto apparentemente banale come una mano che indugia su una spalla o un piede che cerca la sua scarpa. Lo ha girato un regista interessato alle persone (alla natura e all’onestà dei loro sentimenti, così come alle loro privazioni) rievocando un’epoca - i borghesi anni ‘50 di Eisenhower - dove i giornali e le foto raccontavano tutto, uno dei film più belli e stilisticamente seducenti di questa stagione.
Tratto da un romanzo «scandalo» che Patricia Highsmith firmò con uno pseudonimo, candidato a 6 Oscar, l’ultimo, affascinante ed elegantissimo (dio è nei dettagli, come si dice) melodramma di Todd Haynes, racconta la storia d’amore (proibita per quei tempi) tra una donna sposata, madre di una bimba che adora, e la giovane commessa di un grande magazzino. Una forse insegue quella che non è più, l’altra la donna che non sarà mai: due personaggi bellissimi, vittime dei propri desideri, in bilico sul crepaccio del momento sbagliato (ma ne esiste uno giusto per amare e essere amate?), in fuga da un mondo che non le può capire, dalla soffocante messa in scena delle apparenze.
Ricreata la New York di 60 anni fa a Cincinnati, Haynes, tornato dietro la macchina da presa a 8 anni dal «dylaniato» «Io non sono qui» cita (non a caso) «Viale del tramonto» e guarda a «Lontano dal paradiso» (il suo film più noto) dimostrando splendida calligrafia e una classe che ha pochi uguali, spendendosi con attenzione e generosità in una ricostruzione raffinata che non riguarda solo gli ambienti (non più muti né inerti) ma arriva direttamente all’anima delle cose. Tra aneliti di libertà e differenze sociali, uomini deludenti e rivoltelle scariche, il regista dà spessore a una passione che si consuma, spesso e volentieri, dietro a vetrate, vetrine, finestrini bagnati dalla pioggia: come se ci fosse sempre qualcosa, un ostacolo trasparente eppure tangibile, a separare le due amanti; facendone allo stesso tempo un’intima scelta formale, un distacco dovuto, una sorta di rispetto, colma di riconoscente cortesia, per le sue protagoniste. A cui prestano molto più che un volto Cate Blanchett e Rooney Mara (migliore attrice, ad ex aequo con Emmanuelle Bercot, dell’ultimo Festival di Cannes), fantastiche.

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Mon roi: le conseguenze dell'amore (fou)

Lui è un cazzaro di proporzioni bibliche, il <re degli idioti> (parole sue), inaffidabile, cialtrone, sempre in pista: insomma, praticamente irresistibile... Tanto che lei ci casca senza nemmeno passare dal via. Ma le conseguenze dell'amore sono spesso (im)prevedibili: che vai in clinica per un ginocchio rotto e poi scopri che a essere a pezzi invece è il cuore. La riabilitazione dei sentimenti e le dolorose fratture del desiderio in <Mon roi>, che parte bene ma poi, quando volano gli stracci (dai baci ai tranquillanti il passo è breve), rischia di deragliare con masochistica prevedibilità come la relazione che racconta.

Diretta con l'abituale stile energico e vitale dalla 39enne Maiwenn (di cui abbiamo preferito il precedente <Polisse>), la pellicola ha un bel piglio informale, sa essere brillante e autentica e, complici dialoghi non privi di pepe, a tratti pirotecnici, srotola in flashback la love story sopra le righe, esaltante e autodistruttiva, tra Tony (Emmanuelle Bercot, miglior attrice a Cannes ad ex aequo con la Rooney Mara di Carol) e Georgio (Vincent Cassel).

Un po' facile nell'assunto (la ricostruzione fisica come metafora di una guarigione morale), <Mon roi> ha le carte in regola per raccontare l'impossibilità di stare insieme così come anche lontani, ma molto sa di già visto. Resta notevole però l'alchimia degli interpreti, straripanti.

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I 20 film che non potete perdere nel 2015: prima parte

I film da non perdere nel 2015? Quelli che vanno visti perché lo meritano o perché molti se non tutti ne parleranno? Ne ho messi insieme 20; ma no, è inutile che cercate: "50 sfumature di grigio" non l'ho messo...
 Qui di seguito gli imperdibili dal numero 20 all'11°

20. L'ULTIMA LEGGENDA

Dopo Philomena Frears si interroga sul fenomeno Armstrong, il re nudo del Tour. Sul fantastico e dopatissimo ciclista hanno già girato un documentario molto bello: ma messo Ben Foster in sella, Frears costruisce un film inchiesta come se fosse un thriller che corre sull'asalto bagnato.

Esce: nel secondo semestre del 2015

19. A MOST VIOLENT YEAR

New York, 1981: in quello che è ricordato come l'anno più sanguinoso della Grande Mela, un immigrato e la sua famiglia cprovano a farsi largo in cerca di un posto al sole. Oscar Isaac col cappotto di cammello, Jessica Chastain, un regista cult come J.C. Chandor (quello di Margin call e All is lost): potenzialmente uno dei più bei crime della stagione.

Esce: negli Usa il 31 di questo mese, in Italia non ha ancora distribuzione

18. INTO THE WOODS

Che ci fanno Cenerentola, Cappuccetto Rosso, il lupo cattivo (che è Johnny Depp...) e Raperonzolo nella stessa fiaba? Cercano di non fare arrabbiare la strega cattiva, una meravigliosa Meryl Streep. Da un musical di Broadway, una fiaba per tutti: Marshall è un po' un pacco ma con questo cast è difficile sbagliare.

Esce: il 2 Aprile

17. TOMORROWLAND

Un luogo segreto che esiste solo nella memoria collettiva, una ragazzina curiosa, George Clooney scienziato rinnegato: e un trailer che hanno già visto 7 milioni di persone... Il nuovo film della Disney (diretto dal regista de Gli incredibili e Ratatouille) ci porta in un posto migliore.

Esce: il 21 Maggio

16. FOXCATCHER

In un'America oscura senza padri né eroi, un dramma "fisico" di sopraffazione psicologica: la storia (vera) del rapporto di fascinazione tra due campioni olimpici di lotta e uno stravagante e paranoico milionario. Regia (di Bennett Miller, quello de L'arte di vincere) calibratissimi, attori fantastici: Carrell va dritto alla nomination.

Esce: il 29 Gennaio

15. AMERICAN SNIPER

La storia vera del "diavolo", il più letale cecchino dell'eesrcito americano: costretto a sostituirsi a Dio per decidere chi deve vivere e chi morire...Il film che non ha voluto fare Spielberg nelle mani del gigante Eastwood: che chiama Bradley Cooper a spingere il grilletto.

Esce: il 1° Gennaio

14. THE IMITATION GAME

L'incredibile storia del geniale matematico che decifrò il codice Enigma e aiutò gli alleati a vincere la guerra: ma venne perseguitato perché omosessuale. Non prima però di avere dato l'indispensabile avvio all'invenzione di un aggeggio chioamato computer...  Cinema classico, ma bello potente: il film che consacra Benedict Cumberbatch.

Esce: il 1° Gennaio

13. LIFE

Storia dell'amicizia tra il fotografo  di Life che gli scattò alcuni celebri ritratti e il mito James Dean. L'ex vampiro Robert Pattinson è il fotografo, il giovane Done DeHaan uno smarrito Jimmy D: dirige il regista de La spia (che a sua volta è anche un grande fotografo) mentre la Mastronardi fa Pier Angeli, il grande amore del divo di Gioventù bruciata.

Esce: nella seconda metà del 2015

12. MACBETH

Ancora? Va beh sì di Macbeth ne abbiamo visti mille: ma uno con Michael Fassbender e Marion Cotillard - due veri giganti del terzo millennio - ancora no. Forte curiosità, anche se regista e sceneggiatori non hanno grandissime referenze.

Esce: a Natale 2015

11. CAROL

Un film di Todd Haynes (specie se a 8 anni dall'ultimo lavoro) nella classica dei più attesi ci va sempre: se poi qui la storia è presa da un romanzo di Patricia Highsmith e racconta di una giovane commessa che si innamora di una donna più anziana negli anni '50 il gioco è fatto... Anche perché le due in questione sono Rooney Mara e Cate Blanchett.

Esce: nella seconda metà del 2015


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