La stranezza: se Pirandello incontra Ficarra e Picone
Che a volte ti sale la stranezza: e in un film pieno di fantasmi, magari incontri per caso - e porti i tuoi gentili omaggi - all'uomo che mise una bomba sotto il palazzo della realtà. Là dove, nel grande gioco della verità e della finzione, la vita è teatro. E viceversa, naturalmente. Parte da una felice intuizione il nuovo film di Roberto Andò, da un rovello d'autore, qualcosa che ronza nella testa e, fatalmente, mescola i piani, lasciando che l'immaginazione, mentre nella stanza dei «sospesi», i morti attendono che qualcuno li reclami, debordi e contamini un'esistenza (non) comune.
E così, per raccontare come Pirandello ebbe l'ispirazione per scrivere i «Sei personaggi in cerca d'autore», il regista parte per un viaggio, di educata ironia, nel processo creativo, tra gli spettri e i tormenti di un genio destinato a cambiare per sempre il senso del racconto, là dove «La stranezza» guarda con grande affetto al rito, sacro e insieme pagano, del teatro, trovando un'alchimia che già di per sé fa il film: quella tra Toni Servillo (Pirandello) e Ficarra e Picone (due becchini), bravissimi e usati molto bene in chiave (semi)seria da Andò; abbraccio ideale tra cinema «alto» e popolare, nella convinzione che al massimo muore l'uomo, ma l'autore no. E tantomeno i suoi personaggi.