Spectre: ovvero 007 e l'irresistibile tentazione della normalità
«Dicono che sei finito». «E tu che ne pensi?». «Secondo me hai appena cominciato».
Non possiamo non dirci bondiani: e non solo perché a ogni aperitivo invece di un banalissimo spritz abbiamo sempre la tentazione di ordinare un Vodka Martini, «agitato, non mescolato»; oppure perché sono anni che sogniamo di fare capitolare la Bellucci al primo sguardo e salutarla (chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato...) la mattina dopo. Ma perché 007, al secolo Bond James Bond, è un'icona assoluta, un'istituzione british ma ormai globale, un brand forte e conosciuto quanto la Coca Cola: qualcosa di insostituibile e che non passa mai di moda, come i souvenir parigini a forma di Torre Eiffel o gli anolini per Natale. E se alla vigilia delle nozze d'argento con il cinema (siamo al capitolo 24) qualcuno pensa di potere pensionare il mito si sbaglia di grosso: anche se il Bond di Mendes (già, proprio lui: il regista di «American beauty» e «Revolutionary road») è molto umano e ci piace per questo. E all'ossessione adrenalinica di salvare tutto e tutti stavolta contrappone l'irresistibile tentazione della normalità.
Tempus fugit, corri James: fisico, aereo (che spettacolo le sequenze in elicottero), agonistico, «Spectre» fa resuscitare i morti, ma mentre il passato torna, il futuro preoccupa. Gli agenti doppio zero potrebbero infatti avere i giorni contati: il governo pensa non ci sia più bisogno di loro. E intanto, un'organizzazione segreta e maligna, la Spectre appunto (guidata da un Christoph Waltz che altrove è stato anche più cattivo di così), scatena il caos...
Girato in pellicola, con un bellissimo piano sequenza di apertura (che poi è la firma dei buoni veri), il nuovo 007, divertente e felicemente antisalutistico (la bibita vegana? Bevitela tu), seppure non sia all'altezza di «Skyfall» (e l'intreccio assomigli pericolosamente all'ultimo «Mission: impossible»), sa terribilmente il fatto suo ed esalta l'abituale mix di ironia, eleganza (garantisce Tom Ford) e azione con un confronto degno di Caino e Abele. Emerge il privato e nel solito giro del mondo all inclusive (da Città del Messico a Londra, dall'Austria al Marocco) c'è un posto di rilievo anche per Roma: dove Bond-Daniel Craig interroga la Bellucci mentre la spoglia (è 007, vuoi che non sappia fare due cose contemporaneamente?) ed è protagonista di un clamoroso inseguimento tra il Vaticano e il Lungotevere. In una notte in cui nella capitale tutto è possibile: anche trovare, con l'aiuto dell'agente segreto più famoso del mondo, persino un parcheggio.