I magnifici 7 concedono il bis
Non cominciamo: che lo so pure io che uno come Steve McQueen mica nasce più. E che a Yul Brynner il nero donava. Ma se la mettiamo sul paragone con l'unico e vero originale non la finiamo più.
Vi basti sapere che loro sono sempre 7: i remake però, tra parodie un po' insulse e trasposizioni spaziali, forse anche di più. Ma questo dalla sua ha belle facce da schiaffi, un'ironia tagliente da sbruffoni e canaglie, lo sguardo spavaldo di un regista che da bambino, c'è da scommetterci, girava per casa col cinturone e le pistole giocattolo.
Hollywood mette di nuovo in sella <I magnifici 7>. Più che un rifacimento fedele dell'ormai mitico film del '60, a sua volta già remake di un bellissimo film di Akira Kurosawa (<I sette samurai>), l'ultimo lavoro del virile Antoine Fuqua, fautore di un cinema ad alto tasso di testosterone (<Training day>, <Attacco al potere>) è un western (dopo molte, e non sempre riuscite, divagazioni sul genere), bello tosto, un classicone certo, anche stilisticamente già visto, ma efficace pure nel suo restare fermo nella volontà di non cambiare i connotati alla leggenda, riproponendola anzi con rinnovata verve, con ritrovata energia. Roba da duri, insomma, da uomini veri, senza eccedere in sfumature, ma con la mano sempre sulla fondina e gli occhi fissi all'orizzonte, per ribadire, tra idealismo e vendetta, che anche nel 2016 c'è posto per film così.
Un luciferino prepotente, proprietario di diverse miniere, vuole sbarazzarsi con due soldi degli abitanti di un villaggio: chi si ribella viene ucciso senza complimenti. Una donna, dopo l'omicidio a sangue freddo del marito, ingaggia allora un cacciatore di taglie dalla mira infallibile: a lui il compito di trovare un manipolo di (anti)eroi che difendano la città...
Western multietnico (c'è il nero, l'orientale, il pellerossa, il messicano...) dal grilletto facile, l'ultima versione de <I magnifici 7> è un film alla vecchia maniera, di quelli di una volta: bella personalità, dialoghi appuntiti (uno degli sceneggiatori, Pizzolatto, è il creatore di <True detective>), pochi convenevoli. Prologo, reclutamento, esercitazione e battaglia: tutta protesa alla clamorosa sparatoria finale, la pellicola è sì old fashion ma, complice un montaggio di grandissima presenza, non materia per soli nostalgici. Fuqua fa bene i compiti, mette diligentemente i puntini sulle i, diverte e non tradisce: il resto, con un cast mosso e amalgamato (tra i 7, guidati da Denzel Washington, quello che più risalta è il baro strafottente Chris Pratt), viene praticamente da sè. Per la felicità anche degli appassionati (mai rassegnati davvero alla sua scomparsa) del genere: che qui forse si sentiranno nuovamente coccolati.