Nessuno è all’altezza: una tragedia, un biglietto, la vita come un salto nel vuoto. Il mio commento
Non ha un nome, né un volto: è solo una storia, una tra mille. E un biglietto: quello che ha lasciato in casa prima di uscire per l'ultima volta. Poche parole e – quasi - un'ammissione di colpa: la drammatica sintassi della resa. <Scusate, non sono stato all'altezza>. Ha scritto così il ragazzo di 15 anni che l'altro giorno si è buttato dal quarto piano. Quasi a dire a tutti: <Vedete, non riesco a volare>. Studente di un liceo di Mantova, aveva appena preso un brutto voto. E non ha resistito alla vergogna di non essere stato all'altezza delle aspettative di genitori che ora abbandona alla disperazione. E' accaduto a Giada, la ragazza napoletana suicida per la mancata laurea, accade adesso a Mantova: e accadrà ancora. Dentro questi ragazzi, smarriti in una tempesta che non smette di urlare, la stessa certezza: <Non sono stato all'altezza>. Ecco, allora, a chi resta, a chi guarda il vuoto sotto la finestra, vorrei dire una cosa: a 15 anni o a 26 – e spesso nemmeno dopo – nessuno è all'altezza. Non lo sono stato io, non lo erano gli altri. Insegniamo ai ragazzi che il percorso è lastricato di sconfitte, di delusioni: ma che c'è sempre un domani, un giorno di sole, una possibilità di rivincita. E che da qualche parte c'è il proprio posto, ovunque esso sia. Insegniamogli a diffidare delle classifiche, delle graduatorie, dei paragoni: perché anche noi, una volta, non siamo stati all'altezza. E forse, a giudicare come va il mondo, non lo siamo nemmeno adesso.