The Farewell: un toccante abbraccio tra generazioni
Manuale di istruzioni per ingannare la morte: e su come sopravvivere al tempo che rimane. E a quello che, inevitabilmente, seguirà. E’ confortevole quanto un abbraccio, di quelli che prolunghi volutamente all’infinito per paura che sia l’ultimo, “The Farewell”, che in tempi di grandi divisioni e rabbiose distanze è invece un film tenero sull’incontro, anche quello con il proprio se stesso ritrovato. Basata su “una bugia vera”, candidata a due Golden Globes (migliore attrice protagonista nella categoria commedia - la rapper Awkwafina, una vera sorpresa - e miglior film straniero), la pellicola è l’opera seconda ricca di sensibilità e di riferimenti autobiografici della regista Lulu Wang , nata in Cina ma cresciuta negli States proprio come la giovane Billi che, insieme a tutti gli altri parenti sparsi per il mondo, torna nella sua città natale per rivedere la nonna: la saggia anziana infatti sta per morire, ma è l’unica che non la sa... Così, per avere la scusa di trascorrere ancora un po’ di tempo con lei senza farla insospettire, figli e nipoti di ogni grado organizzano in tutta fretta un matrimonio.
Toccante (ma non priva di inserti sorridenti e di colpi di scena) elaborazione del lutto che verrà, “The Farewell” è dichiaratamente un film di buoni sentimenti, ma con una chiara impronta d’autore, un filo rosso che riannoda legami che il tempo ha inevitabilmente sfumato. Meglio mentire a fin di bene o dire la verità a ogni costo? Tra le righe di questo dilemma la 36enne regista (fidanzata con Barry Jenkins, Oscar per “Moonlight”) costruisce, nel rapporto - sentito - tra la nonna (con i suoi riti e le sue tradizioni) e la nipote, sradicata e smarrita, un ponte non solo tra due generazioni, ma tra due mondi. Lo scontro culturale è dietro l’angolo, così come il rischio di dimenticare se stessi: la Wang non ha le sottigliezze né la profondità di un Kore-eda, ma il film arriva, tocca, facendo suo il motto dell’anziana Nai Nai : “Non è tanto cosa fai, ma come lo fai”.