Il rigore dello sguardo: la rivoluzione (non) russa
C'è la battaglia sul ghiaccio sulle note di Prokofiev, ricordi immortali con cui confrontarsi in un pianeta ostile, una ragazza che aspetta invano l'amato, altre che, invecchiate, fanno, senza censure, il bilancio della loro vita: ci sono uomini, donne, orfani in prima linea, pittori di icone. E sequenze di arte pura studiate ancora in tutto il mondo. Perché il cinema russo è così: uno scrigno che contiene un tesoro, parole e immagini che hanno arricchito tutti. Da preservare, da salvare, dall'oblio. Che poi è la missione, il grande progetto, che il cinema D'Azeglio porta avanti con «Per una storia del cinema» ormai giunto al 14° anno. Che vivrà una nuova grande avventura con i capolavori (dodici in tutto) del cinema russo proposti nella rassegna (che terminerà il 30 maggio) «Il rigore dello sguardo».
L'obiettivo è quello di riproporre su grande schermo opere fondamentali spesso mai viste dalle nuove generazioni. Organizzata dalla Cooperativa Cinema D'Azeglio, con l’assessorato alla Cultura del Comune di Parma, il patrocinio di Europa Cinemas e di Acec Emilia Romagna e grazie al sostegno dell'assessorato alla Cultura della Regione Emilia Romagna, «Il rigore dello sguardo», rassegna a ingresso gratuito, ha appena alzato il sipario con due classici assoluti del cinema russo: «Ottobre» e «Alexander Nevsky» capolavori di Ejzenštejn. Tra i i titoli imperdibili in cartellone (l’appuntamento è al giovedì) quelli di Tarkovskij (da «L'infanzia di Ivan» a «Solaris», ma anche gioielli meno noti come «Quando volano le cicogne» e «Mosca non crede alle lacrime».