I profumi di Madame Walberg: in cerca dell'essenza della vita
Se fosse una fragranza non sarebbe qualcosa di particolarmente originale. O indimenticabile. Quella che con due gocce ti cambia la vita. O almeno la serata. Eppure c'è una nota persistente in quel sentire, come una malinconia, la memoria olfattiva di un sentimento perduto. E ancora più di quello che c'è, in questo caso, conta quello che (fortunatamente) «manca»: perché nel celebrare l'incontro tra due adulti diversamente felici, disarcionati dalle cose della vita e lasciati soli, il regista Grégory Magne (qui all'opera seconda, a sette anni dal debutto) trova una sua misura, una sua, se vuoi banale ma rassicurante, levità, che non scivola negli eccessi della farsa né nelle comode scorciatoie di un forzato (e fuori luogo) romanticismo. Un film gradevole e modesto, eppure attento a non inciampare (se si eccettua il pessimo titolo italiano, da soft core anni '80), «I profumi di madame Walberg», commedia, più che all'acqua di rose all'acqua di colonia, che gioca in modo non particolarmente inventivo ma pur sempre in punta di matita, con delicatezza, sugli opposti. Lui, empatico autista divorziato, con pochi soldi in tasca e ancora meno punti sulla patente (ma un mucchio di vinili in 24 - «quasi 25» - metri quadrati), scorrazza lei, elegante ma algida ex star dei profumi, capace di riconoscere e combinare in modo straordinario qualsiasi essenza. Diversi per classe, sensibilità, status e capacità di relazionarsi col prossimo, si ritroveranno a comprendersi, aiutandosi reciprocamente. Aromi che risvegliano ricordi, svolte e tracce che ne richiamano alla mente altre: siamo in zona «Green book» e «A spasso con Daisy» (ma senza sottotesti politici) e, ovviamente, anche nel mare magno della «strana coppia» (che in Francia significa soprattutto «Quasi amici»), ma anche in un altrove dove il regista si permette il lusso di rendere rappresentabili i profumi e con essi l'essenza dei sentimenti, degli umori. E se il ritmo è un po' blando (forse anche a causa del doppiaggio che rende il tutto un po' piatto), il film ha la buona creanza di non scadere mai nella commedia sentimentale e tanto meno in quella del «remariagge». Non è accortezza da poco di questi tempi. Così come si rivela, infine, giusta la scelta degli interpreti (con Montel anche più a suo agio della più famosa Devos): anche per quello ci vuole fiuto. Anzi, naso.