Che la forza sia con noi: Star Wars-Gli ultimi Jedi
<E' così che vinceremo: non combattendo ciò che odiamo, ma salvando ciò che amiamo>.
Nella ricerca, a volte vana, del proprio posto nel mondo, di una risposta alle domande che risposta non hanno, chi viene dal niente (ed è niente) decide che è tempo di essere qualcosa. E interroga l'immagine riflessa nello specchio, sapendo che non c'è riuscita dove non c'è fallimento (<il più grande maestro>), non c'è luce, fiamma, dove non c'è anche buio, disperazione. Ci vuole coraggio a confrontarsi con l'epica di <Star Wars>, col suo mito che è già mitologia: ci vuole coraggio (e <forza> ovviamente, e follia) anche se è lo stesso <Star Wars> a farlo, a provarci. Un film che guarda a se stesso, confrontandosi col peso (forse ormai insopportabile) della propria leggenda: senza paura di liberarsi delle favole (e dei successi) di un tempo per riaccendere davvero la scintilla, gettare un nuovo seme, dare vita (emblematica l'ultima sequenza) a un'altra generazione di ribelli. A 40 anni tondi tondi dall'originale – un caso sociale, di costume, oltre che cinematografico – l'episodio VIII di <Guerre stellari> non ha paura di gettarsi ancora nella mischia, nella battaglia: consapevole che, nemmeno stavolta, il sacrificio sarà vano.
Mentre il Primo Ordine dà la caccia in ogni angolo della galassia ai pochi ribelli superstiti, Rey cerca di convincere Luke Skywalker a unirsi alla lotta: ma il cavaliere Jedi, che ormai vive isolato da tutto, non sembra sentire ragioni...
Scontri spaziali, inseguimenti vertiginosi, animali fantastici, missioni impossibili: spettacolare, potente, ricco di colpi di scena, <Star Wars: Gli ultimi Jedi> riesce a restare in equilibrio tra le due anime della pellicola, quella più avventurosa spettacolare (venata anche da un'ironia che forse non piacerà ai puristi) e l'altra, più introspettiva, interiore, sulla riscoperta di una fede mai forse davvero smarrita, sull'ostinazione nel cercare una speranza quando non c'è più nemmeno quella. E se non tutto è allineato (la casa di Skywalker che sembra un trullo nemmeno abitasse ad Alberobello, il cattivissimo di digitale e forzata deformità, il farabutto versione Del Toro...), nel necessario commiato dei personaggi iconici (invecchiato e un po' imbolsito, Mark Hamill regge però buona parte del film sulle sue spalle) brillano umanissimi eroi giovani e belli. Il futuro, oltre che in quelle del regista Rian Johnson, è nelle loro mani: le premesse ci indicano che sapranno farne buono uso. E che per quanto la fine non sarà mai tale (il capitolo conclusivo è fissato per il 2019, ma sembra già pronto a ripartire un nuovo ciclo), la saga starà sempre dalla parte giusta: quella dei perseguitati e degli oppressi.