Io, protestato da Avati: come una medaglia sul campo
Ora che l'incontro c'è stato e le bocce sono ferme, credo che questa storia si possa anche raccontare: sono stato "protestato" da Pupi Avati. Nel senso che avrei dovuto presentare e intervistare io il regista bolognese sabato sera a Parma: ma lui non ha voluto. Pare che l'abbia messa come condizione sine qua non: se c'ero io, (che ero stato chiamato dall'esercente della sala) non veniva lui. La cosa in sè è abbastanza comica: un regista che ha paura di un critico non si sentiva da decenni. Ringrazio pubblicamente Avati per tutta questa considerazione: rischio di montarmi la testa. Perché sì, il "gran rifiuto" del regista bolognese vi assicuro equivale a una medaglia al valore ottenuta sul campo, a un encomio, se non a una laurea con lode. La cosa però ha contorni paradossali. Perché io Avati l'ho presentato innumerevoli volte: tutti incontri (per merito suo, si intende, che è un bravissimo affabulatore) affollati e andati benissimo. E allora da dove arriva tutto questo astio? Qualcuno dice dalla mia recente recensione di "Un ragazzo d'oro". Se è così mi permetto di stupirmi: per quanto abbia messo in evidenza certi già di per sè evidentissimi difetti (tipo l'inutilità di Sharon Stone...) sono stato - in Italia (isole comprese) - tra i critici più teneri nel gudicare la sua ultima creatura, dove vi ho trovato anzi anche cose belle. E allora? Qualcun altro sostiene che la ragione è un'altra: Avati si sarebbe legata al dito un'altra recensione (quella sì - pare - parecchio negativa) che ho scritto anni fa e da allora starebbe rimuginando. Ma dici sul serio? Mah... D'altro canto qualcosa a sto povero cristo gli devo pure avere fatto: anche perché Avati - come Bruto - "è uomo d'onore: e io non parlo, no, per smentire ciò che Bruto disse, ma qui io sono per dire ciò che io so". E io in questa storia scorgo un'enorme piccolezza. Vuoi vedere che è colpa mia se "Un ragazzo d'oro" è stato un flop clamoroso? Se il primo weekend è arrivato appena all'ottavo posto nella classifica degli incassi e nella seconda è addirittura uscito dalla top ten? Vuoi vedere che sono così potente? Vuoi scommetere che è colpa mia anche il buco dell'ozono e forse pure il gol annullato a Turone nell'81? Onestamente, non credo. Ma è andata così.
Questa storia alla fine me ne ha fatta venire in mente un'altra, anche questa in parte illuminante del contesto in cui si muove un critico. E' successo diversi anni fa e non ricordo nemmeno per quale film: ma un esercente - che ora non fa più quel lavoro - mi tolse, oltre che il saluto, la tessera d'ingresso alla sala perché a suo dire con una mia stroncatura gli avevo rovinato la partita a golf. Poco male: io ho continuato ad andare al cinema e lui non è mai entrato nella formazione del Team Europe per la Ryder Cup.
Che poi un fatto analogo accadde anche a mio padre: venne bandito da una sal perché si era permesso di criticare un classico, "Duello al sole". Ci rise su. Io il film l'ho rivisto di recente e sai che ti dico? Avevi ragione tu, papà.