Nomadland, l'eterno viaggio degli invisibili


«Ci vediamo sulla strada».

Dedicato ai dimenticati. E agli invisibili, agli emarginati. A chi è nessuno per il mondo e nel mondo, in questo mondo, non si riconosce. Su e giù per le badlands, lungo le strade di un’America desolata, in cerca di qualcosa di bello, ovunque esso sia. Tra enormi dinosauri di gomma e piatti del servizio buono che non ci fai più nulla: avanti e indietro, già smarriti in un part time dietro l’altro, con pensioni ridicole dopo avere sgobbato una vita, per non sentirsi solo un pacco difettoso di Amazon sotto Natale. Eppure andare: come se non fosse rimasto altro da fare. In fuga, perenne (ma non sempre obbligata), dalle logiche del capitalismo e del consumismo, per ritrovarsi - in qualche lontano altrove - comunità, gruppo, tribù. Prima di ripartire, nuovamente soli. E’ un’umanità sradicata, privata a forza del sogno americano (ormai ridotto a riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena), piena di fantasmi e sopravvissuti, quella che viaggia sullo schermo in «Nomadland», il film dei tre Oscar (miglior film, regista e attrice protagonista: tutti strameritati), già Leone d'oro all'ultima Mostra di Venezia: un «Furore», ruvido e elegiaco, del terzo millennio che puzza di benzina e sa di abbandono, là dove il viaggio è prima necessità e poi destino, stato d’animo, identità. Vittima della grande crisi economica, dopo il crac di una città-azienda nel Nevada e la morte del marito, l'ex prof Fern (Frances McDormand, strepitosa) carica i bagagli sul suo furgone e - come tanti altri nomadi moderni - lo trasforma nella sua casa... Springsteeniano, autentico, sentito, «Nomadland» della cinese d'America Chloé Zhao è un film toccante e struggente che va alla costante ricerca di ciò che sta oltre l’orizzonte, sublimando, nel mescolare attori professionisti a veri «nomadi» on the road, l’incontro simbiotico tra realtà e finzione, in una continua, ed emozionante, invenzione del vero. Sulle strade dell'America altra, dove gli houseless privi di frontiere (nuove o vecchie che siano), messi da parte eppure liberi, vagano alla ricerca di scampoli di solidarietà: per trasformare una scelta obbligata in una scelta di vita.