"Se mi vuoi, fammi un fischio". Lauren, la divina che amò Bogart


«Se mi vuoi, fammi un fischio: sai fischiare, no?». Dicono che un grande uomo per esserlo davvero deve avere una grande donna vicino. E' una regola non scritta, ma che trova spesso conferma. Per chi era adolescente durante l'ultima guerra, il massimo era lui: Bogey, al secolo Humphrey Bogart, il duro de «Il mistero del falco» e «Casablanca». Una specie di secondo padre, lassù sullo schermo, o almeno di fratello maggiore con cui dividere un'altra sigaretta. Quando lo incontra lei, figlia di immigrati ebrei, ha appena 19 anni ed è più alta di lui: è una modella (ma sbarca il lunario anche come maschera in un teatro) e si chiama Betty. Poi per tutti sarà solamente «The look», lo sguardo. 

Lui - che è già un divo - di anni ne ha 25 di più. Ma sarà un grande amore, uno di quelli che sanno di leggenda,  che non si dimenticano mai: tanto che quando lui se ne va  - troppo presto - lei, col cuore spezzato, per qualche tempo si mette anche con un suo sosia, scoprendo presto che non è la stessa cosa. Il cinema piange ancora: dopo lo choc per la morte di Robin Williams, il cielo perde un'altra stella, Lauren Bacall. Una diva d'altri tempi che ha saputo essere grande anche in questi: un'attrice di meravigliosa eleganza che conquistò Bogart al primo battito di ciglia. L'aneddoto è noto, tanto da essere ormai entrato nel mito. In «Acque del Sud», il film di Hawks (a scoprire la Bacall fu la moglie del regista, che la notò sulla copertina di Harper's Bazaar...) che li fa incontrare, lei ha una battuta che è già storia: «Se mi vuoi non hai che da fare un fischio. Sai fischiare, no? Unisci le labbra... e soffi!». Finite le riprese, Bogey le regala un fischietto: d’oro con incisa la battuta. La Bacall indossò il fischietto per tutta la vita. Alla morte di Bogart, si racconta che l'attrice fece mettere nell’urna cineraria un altro fischietto d’oro con su scritto «Se hai bisogno di me, fammi un fischio». 

Bogart ha aspettato a lungo, quasi mezzo secolo: poi, ieri, le ha fatto quel famoso fischio. La Bacall lo raggiunge dopo oltre 70 film: da «Il grande sonno» («ti rendi conto dei pericoli a cui vai incontro? Il pericolo più grande è la tua bocca»...) a «Come sposare un milionario». I suoi anni di gloria sono quelli che vanno dal primo dopoguerra alla morte di Bogey, nel '57: newyorkese sino al midollo, sinuosa e carismatica, spiritosa, con un carattere forte che intimidiva lo stesso Bogart, la Bacall, pur con alcune pause, non ha mai smesso di lavorare. Tanto che la prima - e unica - nomination all'Oscar (ne vincerà uno poi alla carriera) arriva quando ha già 73 anni per «L'amore ha due facce» di  Barbra Streisand. 

L'ho vista una sola volta, a Venezia, dieci anni fa: arrivò (per «Birth») insieme a Nicole Kidman, la diva del momento, versione pre-botulino. La Kidman irradiava bellezza, eppure, a 79 anni, la Bacall quel mattino la oscurò. Non era solo una bellissima signora: aveva qualcosa in più. Era, come dire,  senza paura. Iconica, senza farlo pesare: ma estremamente consapevole della leggenda che si portava sulle spalle. Anche per questo i registi continuavano a cercarla: i vecchi leoni come Altman che la volle in «Pret à porter», il suo pamphlet contro la moda, ma anche i nuovi autori più controcorrente, come Lars von Trier, fama di mangia interpreti, che la riverì come una dea in «Dogville» e «Manderlay». «The look» ora ci guarda dall'alto: segue il sibilo di un fischio là dove riposano - senza potere smettere di brillare - le stelle.