Il teorema di Margherita, la matematica delle emozioni
Io ci ho sempre capito poco, come se a quella festa arrivassi sempre senza invito: ma mi sembrava che ci fosse qualcosa di meraviglioso in quell'infinito balletto di numeri e cifre che aspiravano al miracolo di una soluzione, dialogando e incastrandosi, come per una magia superiore, tra loro. Vedi il gesso correre sulla lavagna e ti accorgi che la matematica altro non è che la ricerca, ostinata e ossessiva, della verità. Che magari nemmeno esiste, ma non per questo non merita di essere trovata.
Conosce a fondo l'equazione dei sentimenti e la logica indecifrabile - e spesso indimostrabile - delle emozioni, «Il teorema di Margherita», il bel film della francese Anna Novion, che torna al cinema dopo 11 anni (e una serie molto amata, «Le Bureau-Sotto copertura») per raccogliere con complice empatia la vita in frantumi, riassestandone in modo nuovo i mille pezzi, di una ragazza che ha dedicato la sua giovinezza a un problema irrisolto per poi comprendere che l'unico enigma che aveva il dovere di sciogliere, di dimostrare, era lei stessa.
Occhiali, niente trucco e ciabatte sempre ai piedi, Margherita è una brillantissima studentessa universitaria, unica donna del suo corso: ma nel momento di dimostrare in pubblico la sua teoria un collega le fa notare un errore che inficia il lavoro di anni. E' il crollo di ogni certezza, futuro compreso: ma dalla vertigine del fallimento all'incontro con la vita vera il passo è breve...
Non scontato romanzo di formazione, «Il teorema di Margherita» è un film sull'evoluzione (personale, soprattutto) che passa dal continuo interrogarsi, dall'allontanare i limiti, dal cambiare prospettiva: dalla ricerca che arriva alla scoperta, là dove il «brivido» della normalità è contraltare necessario dell'obbligo «malato» di essere genio.
Un po' scontata nella sua progressione, la pellicola, presentata al Festival di Cannes e vincitrice di un César per la migliore rivelazione femminile (la protagonista Ella Rumpf, brava nell'incarnare il cambiamento) funziona ed è sempre molto lucida però nell'annodare le relazioni tra Margherita e gli altri personaggi, riproponendo tutto il fascino di una materia che magari abbiamo odiato a scuola, ma che al cinema pretende di ritrovarci davanti - e non dietro- alla lavagna.