Jackie, la più sconosciuta tra le persone famose
Se qui cercate la sua vita, desistete: non la troverete. Così come non c'è la sua morte. Né gli eventuali miracoli. Ma c'è – profondo e presente - il suo respiro. E il rumore dei suoi pensieri, il peso delle sue lacrime, la forza dei suoi dubbi e delle sue certezze. Tra gloria fugace e mito eterno, là dove è sempre più difficile distinguere la verità dalla recita, il ritratto intimissimo di una donna iconica, regina senza trono e senza tempo: <Jackie>.
Straordinaria rilettura di un personaggio grandioso suo malgrado, colto nella sua stratificata complessità e al di fuori di ogni epica e tentazione agiografica, il nuovo, bellissimo, film del cileno Pablo Larrain affronta senza pretendere di risolverlo il grande mistero Jacqueline Kennedy, <la più sconosciuta tra le persone famose>: pedinandola costantemente da vicino, stringendo sul suo volto (quei continui primi piani, estremi e sublimi, che sono la chiave del film), ricreando ad hoc (magnifico il lavoro sulla luce di Stephane Fontaine, il direttore della fotografia caro a Audiard) i documenti d'epoca, la pellicola (concentrandosi in particolare sui giorni immediatamente successivi al delitto di Dallas) invade pubblico e privato di una donna ferita, raccontando la solitudine di una first lady che, messa a dura prova dalla crudeltà del tempo e della Storia, consegnò il marito JFK alla leggenda, affinché non fosse solo un altro quadro da appendere alle pareti della Casa Bianca.
Mentre i colori pastello sfumano in quelli del lutto, Larrain, ribaltato il punto di vista abituale di quell'omicidio che sconvolse l'America (l'eroe, o se preferite la vittima, non è più John Kennedy, ma la moglie...), sposa una narrazione non lineare catturando dolore, sgomento e rabbia di una storia umana irripetibile, affidandosi a una musica dissonante e percorrendo, dietro le quinte del mito di Camelot, traiettorie inedite (come i dialoghi tra la protagonista e il suo confessore) e non scontate. Un film, seducente sin dalla locandina (con quel gioco, elegantissimo, di rosso su rosso, dove la protagonista si stacca dallo sfondo), che poggia sulle spalle della candidata all'Oscar Natalie Portman, autrice di un'interpretazione <monstre> in cui, per nulla preoccupata della (vero)somiglianza, porta Jackie (e il suo segreto) su ogni piega del proprio volto cambiando, a seconda delle circostanze, tono (e colore) della voce.
Trasformando una giovane donna tradita dal destino in una figura tragica : come quando, con l'abito rosa confetto ancora sporco di sangue, si aggira come un fantasma tra i corridoi deserti della Casa Bianca. L'immagine più dolorosa di un film potente.