Recensione Filiberto Molossi Recensione Filiberto Molossi

Ecce Nanni: la solitudine del regista e l'analisi (il)logica dell'emozione

<Tutti pensano che io sia capace di capire quello che succede, di interpretare la realtà, ma io non capisco più niente>.

Che poi bisognerebbe sapere che ne sarà di tutti quei libri: e dei sorrisi, degli istanti insieme, dei ricordi. Se tutto svanirà, verrà dimenticato, in un'amnesia che non è solo svista individuale, ma malattia collettiva, sociale, o se invece qualcosa resterà, da qualche parte, in qualche cassetto, custodito da chi ci amava, anche da lontano, anche in silenzio.

E' come guidare un'auto ad occhi chiusi, o sentirsi orfani, prima del tempo, anche di se stessi, l'ultimo, doloroso, film di Nanni Moretti: una pellicola in cui l'autore di <Caro diario> e <La messa è finita> si fa delicatamente da parte (quasi uscendo dal quadro) per proiettare sugli altri protagonisti ansie, paure e incertezze che gli appartengono, che sono sue. Un percorso di autoanalisi in cui Moretti fa i conti con sé, andando al di là della rappresentazione cinematografica (<troppo finta>, costruita) per riappropriarsi del reale, della verità delle cose, dei sentimenti. Una sorta di confessione dove il 61enne regista - alternando sequenze di grande intensità drammatica ad altre assolutamente esilaranti, momenti di lancinante poesia (la madre che cammina da sola, spersa, per la strada) a parentesi di imprevista dolcezza (la ragazzina che impara ad andare in motorino...) -, mette a nudo con commovente sincerità le sue debolezze, le sue fragilità. Riformulando, con un talento e una sensibilità che appartiene ai grandi, l'analisi (il)logica dell'emozione.

L'amarezza, violenta e sfiancante, del dovere combattere una battaglia che si sa già che non si può vincere, l'elaborazione di un lutto e di un'assenza a cui non si è mai abbastanza preparati, il senso di disarmata inutilità davanti all'inevitabile: nella storia di una regista (Margherita Buy, bravissima alter ego dell'autore), che, mentre sta girando un film con un divo hollywoodiano e cazzaro (un incontenibile John Turturro) sull'occupazione di una fabbrica, assiste con il fratello (lo stesso Nanni) la madre morente (Giulia Lazzarini, teatro con Strehler e tv di quella vera), Moretti coglie (proseguendo così un discorso iniziato con <Habemus Papam>) un senso di smarrimento comune, la solitudine (e la perdita di controllo, di potere, di certezze) del regista – che <è uno stronzo a cui voi permettete di fare di di tutto> -, ma anche quella dell'individuo.

Un film autobiografico (sin dal titolo) <Mia madre> (privato e intimo quanto e più de <La stanza del figlio>) che però parla a tutti e non esclude, a priori, nessuno, dove Moretti, travolto dal caos per nulla calmo dell'anima, da un senso di inadeguatezza sempre più insuperabile, invita se stesso, senza retorica, a rompere gli schemi, a riprovare a essere leggero, a fare qualcosa di nuovo, di diverso. E tra code infinite per <Il cielo sopra Berlino>, incubi, flashback e citazioni (una anche, non so quanto consapevole, de <La califfa>), l'autore (che a Cannes insieme a Sorrentino e Garrone formerà un clamoroso tris d'assi calato in concorso), cullato dalle note di Arvo Part (ma c'è anche Cohen e la splendida <Baby's coming back to me> di Jarvis Cocker), riesce davvero nell'intento, lasciando che baleni più pace che sconfitta nell'ascoltare, oltre al suo, il cuore stanco del mondo.

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Prima di "Mia madre": le dieci frasi più belle dai film di Nanni Moretti

Qualche giorno fa  è stato messo on line il trailer di "Mia madre", il nuovo film di Nanni Moretti che uscirà il 16 aprile e che probabilmente andrà a Cannes. Ci sono cose belle dentro, tante: Nanni che sorride alla madre malata e subito dopo volge il suo sguardo preoccupato al vuoto, Nanni che incita Margherita Buy a fare "qualcosa di nuovo, di diverso", Jarvis Cocker che in sottofondo canta "Baby's Coming Back To Me"... Come ogni film di Moretti, anche questo è molto atteso: ma per due settimane resterà ancora ammantato da un'aria di mistero. In attesa di vederlo, ecco la mia personalissima playlist delle frasi celebri tratte dai film del grande Nanni. Le dieci irrinunciabili dell'amatissimo regista e attore davanti alle cui pellicole Dino Risi intimava: "Nanni scansati e fammi vedere il film".


1. "Cioè lei praticamente non ha mai assaggiato la Sacher Torte?". "No". "Va beh, continuiamo così, facciamoci del male". (Bianca)

2. "Come campi?". "Giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose..." (Ecce Bombo)

3. "D’Alema di’ una cosa di sinistra, di’ una cosa anche non di sinistra, di civiltà. D’Alema di’ una cosa, di’ qualcosa, reagisci!" (Aprile)

4. "Voi gridavate cose orrende e violentissime, e voi siete imbruttiti. Io gridavo cose giuste e ora sono uno splendido quarantenne". (Caro diario)

5.  "Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?" (Ecce Bombo)

6.  "Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti" (Palombella rossa)

7. "Io decido di voler bene, scelgo, e quando scelgo è per sempre" (Bianca)

8. "Non tutto nella vita può essere determinato da noi. Noi facciamo quello che possiamo fare. Forse bisognerebbe imparare ad aspettare, e non avere sempre un compito. Bisognerebbe imparare a oziare". (La stanza del figlio)

9. "Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone" (Caro diario)

10. "Spinaceto pensavo peggio, non è per niente male" (Caro diario)

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