The old guard, combattere per sempre
«Continuare a vivere non significa non soffrire».
All'inizio sembra un po' uno scherzo: cioè del tipo che «A-Team» (o «Mission: Impossible») invita a cena «Highlander» (spade comprese). E non è neanche, per dire, gli opposti che si attraggono: è qualcosa che proprio non sta insieme. Un po' molto taglio Netflix original quando non fanno (vedi Scorsese o Cuaròn) le cose sul serio: un film cotto e mangiato da piedi sul divano, caraffa di tè freddo e aria condizionata a manetta. Che per carità, niente di male. Ma ci vedi dentro, almeno per un'ora, l'occasione mancata, il giocattolone che avrebbe dovuto invece indossare una maschera più sporca, più stinta, più sfinita. Che è un attimo, a forza di sparare a un Male senza volto, che si sfoci nel videogioco, nell'ennesimo «Resident evil».
Eppure. Eppure sarà che dietro la macchina da presa c'è la sensibilità di una donna che conosce il cinema indie (Gina Prince-Bythewood) e, tra le righe, l'ingranaggio di una graphic novel che sulla carta funzionava assai: così quando le pistole cominciano a tacere, improvvisamente lo senti. Proprio lì, in quel silenzio: il peso insopportabile dell'eternità.
Ha dei limiti nella concezione, nel suo insistito esotismo, in quella spavalderia da 4 dell'oca selvaggia: ma «The old guard» può permettersi il lusso di non essere sottovalutato. Non un semplice «back in action» né un fantasy pedissequamente filosofico: piuttosto un prodotto crossover dal cast coraggiosamente eterogeneo (c'è anche il nostro Luca Marinelli, in un ruolo inedito) in grado, tra tanta violenza, di riconoscere la profondità e il potere contagioso del bene, le sue luminose ramificazioni, i suoi più segreti intrecci.
Un piccolo manipolo di mercenari, guidati dall'affascinante Andy (Charlize Theron, stanca di guerra), accetta un pericoloso incarico: liberare un gruppo di bambine prigioniere dei terroristi. Piccolo particolare: i nostri eroi sono immortali. Trafitti dai proiettili o pugnalati al cuore, non importa: risorgono sempre. Sono insieme da secoli e sanno che un giorno anche loro dovranno morire: ma ignorano, come ognuno di noi, quando...
Spettacolare e suggestivo, «The old guard» (non male la vena ironica del titolo) cresce nel momento in cui, abbracciata la maledizione (e l'ossessione classica, vero Mary Shelley?) di una vita per sempre, la sua protagonista si scopre mortale, essere umano che non ha scelta. E, come tutti noi, risposte nessuna. In questa ricerca di senso il film, che a lungo sembra il pilot di una serie (e spalanca comunque la porta a uno o più sequel), trova uno scopo, un suo posto. Perché per qualcosa e per qualcuno vale ancora la pena di combattere.