Filiberto Molossi Filiberto Molossi

Paterson, l'anima pura delle piccole cose

 <Sono solo parole scritte sull'acqua>.

E invece no: perché se la poesia non può salvare il mondo, certamente può farcelo accettare. E, qualche volta, persino renderlo un posto migliore. Ci sono film che hanno una bella faccia, altri che mostrano i muscoli: questo ha un animo puro. E un cuore che batte sottovoce. E il volto strampalato e rockettaro di Jim Jarmusch, che ci regala uno dei suoi personaggi più belli e serenamente intensi: l'autista-poeta di un bus che si chiama come la città dove vive - Paterson - e che, tra una pausa e l'altra del suo viaggio esistenziale, compone versi portando con sè oltre alla foto della moglie il ritratto di Dante Alighieri...

Fatto di piccoli dettagli e di altrettanto minimi trionfi e cadute, <Paterson> è il film empatico e introspettivo, delicato come una carezza, pesante quanto una goccia di pioggia che scivola sui capelli di una bimba, con cui il regista di <Ghost dog> e <Dead man> porta il suo cinema stralunato e il suo realismo romantico nella città natale di William Carlos Williams (gran bella riscoperta) e di Allan Ginsberg (ma anche di Gianni e Pinotto), la stessa dove l'anarchico Gaetano Bresci  maturò l'idea di uccidere il re d'Italia.

E' qui che con calviniana leggerezza (e filosofia orientale) Jarmusch segue una settimana nella vita, monotona eppure sommessamente felice, di un giovane conducente dell'autobus (Adam Driver, il cattivo dell'ultimo <Star Wars>, che fa un gran lavoro di sottrazione) amante della poesia e allergico agli smartphone: il risveglio (sempre ripreso dall'alto) insieme a una moglie che ogni giorno si cuce addosso un sogno diverso (dalla pasticciera specializzata in cupcakes alla cantante country), il giro in bus, la sosta serale al pub. Tra colleghi che vedono sempre il bicchiere mezzo vuoto, baristi che sfidano a scacchi se stessi, rapper che cercano le rime in una lavanderia a gettone,  innamorati infelici che minacciano il suicidio con una pistola finta, vecchi film in bianco e nero. E un impagabile e gelosissimo bulldog...

Nella poesia della normalità, i pensieri diventano versi e i versi parole: scritte sullo schermo, capaci di accendere spie, come <un fiammifero sobrio e furioso pronto a prendere fuoco>. Tra delusione e speranza, strani incontri e dialoghi (come sempre nel cinema del regista americano) felicemente fuori schema: e l'ironia bizzarra di chi sa che solo i grandi sanno raccontare le piccole cose.

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2016, Classifiche Filiberto Molossi 2016, Classifiche Filiberto Molossi

I 10 film più belli del 2016

È inevitabile: non scampiamo nemmeno noi al bilancio di fine anno. I film più belli del 2016? Un'idea ce l'abbiamo, anche se qualche esclusione si è rivelata dolorosa. Ma di getto - e soprattutto di cuore - ecco la top ten dell'anno: partendo dal numero 10. 

10. LAND OF MINE 

Una delle sorprese della stagione: dalla parte dei vinti, ragazzi come tutti con la divisa sbagliata. Un cinema che non mette la testa sotto la sabbia. 

9. IL CASO SPOTLIGHT  

Perché per due ore, in un momento in cui siamo sotto tiro, ci ha fatto sentire ancora orgogliosi di fare questo mestiere. Dici poco? 

8. È SOLO LA FINE DEL MONDO  

La regia più potente e colma di toccante energia dell'anno;  il moccioso a volte si lascia prendere, ma è genio vero: guai a chi lo tocca.

7. CAPTAIN FANTASTIC  

 La commedia più felicemente anarchica e no global dell'anno: un bel film sulla famiglia, sull'utopia e sul compromesso, a volte necessario.

6. ANIMALI NOTTURNI 

Il miglior prologo del 2016: basterebbe quello. Stile e cattiveria, con una prima mezz'ora tesissima. L'abito fa il monaco. E a pure il regista.

 5. STEVE JOBS

Film ultra sottovalutato e invece molto moderno: 3 atti e rapporti uno a uno che richiamano quelli tra uomo e computer. La' dove nello scarabocchio di una bimba c'è chi vede il futuro. 

 4. AL DI LA' DELLE MONTAGNE

Passato, presente e futuro della Cina e della sua rivoluzione mancata. Un grande film struggente dove i ravioli al vapore conoscono un solo condimento: le lacrime.

 

3. PATERSON  

La poesia delle piccole cose: il personaggio più toccante e empatico dell'anno è l'autista di bus di Jarmusch. Che conosce Dante: ma anche il peso e l'idea di una goccia d'acqua che cade sui capelli di una bimba.

2. NERUDA  

Un inseguimento fantastico, una fuga che è letteratura oltre che cinema. Un film "grasso" e beffardo: il canto generale di un genio che nel 2016 ha portato sullo schermo anche i bellissimi  "Il club" e  "Jackie".

 1. IL FIGLIO DI SAUL 

Perché sì, perché è così che deve andare: perché è un film indelebile, che non viene via, che ti resta addosso. Folgorante e atroce: mentre i dettagli dell'orrore restano fuori fuoco, quando non fuori campo. Grandissimo.

 

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Sul bus di Cannes: i nostri voti

A Cannes 2016 se ne è andata la prima metà di concorso: e mentre la gara si accende, noi diamo i voti  ai film in corsa per la Palma. 

 Sieranevada 7,5

Il film romeno racconta un intero Paese facendo muovere una ventina di personaggi tra cucina e sala da pranzo. L'aria "serena" dell'Est.

I, Daniel Blake  7

L'Inghilterra? Non è un paese per malati. Ne' per poveri e madri single. Prevedibile, ma resta il miglior film degli ultimi anni di Ken il rosso. 

Mademoiselle  7-

Amanti diabolici alla coreana: ok già visto, ma vuoi mettere la classe in cabina di regia? Formalmente molto riuscito. 

Personal shopper 4

Il pasticciaccio brutto di Assayas: sembra la brutta copia dell'ultimo Tornatore. Ma con effetti alla Ghostbusters. Fischi. 

Paterson 8 

L'ode alle piccole cose di un regista che conosce gli intimi segreti della poesia quotidiana. Tra trionfi e fallimenti minimi

Loving 7 

Un dramma interrazziale con un gran bel mood e nessuna ostentazione: il diritto (civile) di amare

Toni Erdmann 6 

 Il film caso o sorpresa del Festival: bizzarro outsider ha momenti irresistibili, ma è stato anche un po' sopravvalutato. 

Julieta  7-

L'odissea di una donna tra separazione e rimpianto: madri e figlie in un Almodovar dolente, Ulisse nella tempesta dei sentimenti.

Ma Loute 6 + 

Dumont diverte con il suo universo bizzarro e figurativamente affascinante: la storia è un pretesto, ma qui si può persino volare.

 American honey 6

Tra Larry Clark e Van Sant, i ragazzi perduti dell'America rurale: un on the road con 4/3, con almeno 45 minuti di troppo.

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