In viaggio con Piccioni: Questi giorni in cui cambia tutto
Sono quei giorni in cui non succede niente ma cambia tutto, i giorni di segreti più grandi anche di te, i giorni delle paure, delle rivelazioni: dei viaggi in cui parti senza sapere quando (o se) tornerai. Sono «Questi giorni», nel controluce della «sorellanza» di quattro ragazze «nate nel momento sbagliato», alla ricerca di un paradiso perduto, come quando vivi un'eterna promessa che poi il tempo non manterrà. Ha belle facce e sguardi che portano lontano, il nuovo film di Giuseppe Piccioni: volti che guardano in macchina, attraversati da quello che non c'è, qualcosa che ha che fare con la malinconia ma non è ancora, davvero, amarezza.
Tra fine dell'innocenza e scoperta della tristezza, un romanzo di formazione al femminile, il selfie di una giovinezza che fugge, una pellicola sull'adesso, prima che sia troppo tardi: una storia d'amicizia, ma non un film giovanilistico, né una storia semplicemente o banalmente generazionale. Senza nessuna velleità sociologica, che questo forse è il tempo dell'attesa ma di sicuro non è tempo di miracoli.
Quattro ragazze in viaggio verso Belgrado, dove una di loro, che scalpita, perennemente ingrugnita, per andarsene da una solita realtà, ha trovato lavoro. Le amiche di sempre - una studentessa universitaria innamorata del suo professore, una biondina col fidanzato ricco e bastardo e una violinista incinta - decidono di accompagnarla. Capiranno cose delle altre che non avevano sospettato: ma anche molto di sè.
Film in tre movimenti - uno iniziale dove il film «si presenta», uno centrale col viaggio e un terzo che è una sorta di dilatato melò, -, sul passaggio inconsapevole verso l'età adulta, «Questi giorni», partito molto bene, fatica poi nella parte centrale (specie quando le quattro amiche arrivano in campeggio), dove alcuni passaggi di sceneggiatura appaiono un po' forzati, a volte anche poco credibili. Anche se la sensibilità di Piccioni nel raccontare piccole cose che sono più grandi di quello che sembra e la sua capacità nel dirigere gli interpreti (quattro giovani protagoniste a cui non si fa fatica a volere bene che interagiscono con bravura con attori e attrici più affermati, come Timi, Rubini e una Buy in versione parrucchiera...) danno alla pellicola una cifra e un tocco di finezza in cui non è così facile imbattersi. In questi e in altri giorni.