L'inganno: il giardino delle vergini omicide
Il giardino delle vergini omicide. Feriti e perduti in territorio nemico nel bel mezzo di una guerra fratricida cosa potreste sognare di più e di meglio che essere amorevolmente accolti e accuditi da Nicole Kidman, Kirsten Dunst e Elle Fanning? Un paradiso in terra. Però attenti, maschi: le apparenze ingannano. Perché se è vero che anche nel mondo di Sofia (Coppola) gli uomini preferiscono le bionde, è altrettanto certo che ogni harem può trasformarsi in mattatoio.
Remake di un classico, spiazzante e feroce, di Don Siegel, <La notte brava del soldato Jonathan> (con Clint Eastwood, allora affascinante quarantenne), <L'inganno> e' un film molto elegante, curatissimo in una confezione dove oltre la ricchezza dei costumi e dell'ambientazione non si può non notare il maniacale lavoro sulla luce (sia negli esterni luminosissimi che negli interni notturni, in cui sono le ombre prodotte dalle candele a parlare): un raffinato gioco di seduzione i cui rapporti di forza si poggiano su un equilibrio fragilissimo, destinato ovviamente ad andare in mille pezzi.
Ambientato come l'originale nella guerra di secessione, la pellicola racconta di un caporale nordista (Colin Farrell) in fuga dal campo di battaglia: scovato da una ragazzina, viene portato in un collegio femminile. Dove diventa in breve tempo, per studentesse e insegnanti, la principale attrazione... Lui cerca di salvarsi, le donne di conquistarlo, in un confronto sottile dove vanità, sessualità repressa e gelosia troveranno terreno fertile per sfoderare le unghie.
Se la tensione erotica è evidente, il gioco delle gatte col topo aveva però in Siegel una valenza più marcata e politica: era il '71, ma quel film, a distanza di 46 anni, sembra ancora oggi più moderno e traumatico di questo della Coppola. Che pure, non a caso premiata all'ultimo Festival di Cannes come migliore regista, è brava assai nel creare l'atmosfera così come nel dirigere gli interpreti: rinunciando al punto di vista maschile dell'originale - dichiaratamente antifemminista in un periodo in cui esserlo non era certamente popolare né forse nemmeno consigliabile - per sposarne uno più dichiaratamente (e sadicamente) femminile. E' la vera novità di un film dove i pantaloni - come spesso capita nel cinema della regista di <Marie Antoinette> - li porta sempre chi indossa la sottana.