Sorry we missed you, il cinema necessario di Ken Loach
E’ uno spaccato senza sconti sull’oggi in crisi, dove si corre senza arrivare da nessuna parte, come criceti sulla ruota, perennemente in gabbia, “Sorry we missed you”, un film di schiacciante verità con cui Ken Loach denuncia il precariato fai da te di un’umanità costretta a mettersi in proprio per lavorare senza garanzie, né straordinari, né assicurazioni. Né tantomeno riposo: che, se proprio serve, c’è sempre quello eterno. Cosa è successo alle 8 lavorative? Bisognerebbe chiederlo a Ricky, working class hero con moglie e due figli, che di ore sul suo furgone ne fa 14: consegna pacchi a tutta la città tra molti oneri e pochi diritti. Da una parte la fatica degli adulti, che arrivano a sera troppo stanchi anche per fare l’amore, dall’altra la mancanza di futuro (e di fiducia) dei ragazzi, che non vogliono finire come i primi: schiavi di debiti a cui non fanno che aggiungerne altri per pagare i precedenti, mentre la vita privata, fatalmente, va in pezzi. C’è la lotta, ma non ci può essere vittoria, nel cinema di Ken il rosso che sa come l’indifferenza del mondo e le condizioni di lavoro inique annientino i legami dell’individuo e abbiano effetti devastanti anche per la famiglia. E allora il titolo, che si riferisce al messaggio che i corrieri lasciano al destinatario che non era in casa, suona ancora più beffardo: “Ci dispiace non averti trovato” è quello che la moglie e i figli di Ricky potrebbero dire ogni giorno a lui: prigioniero di un meccanismo che invece di sostenerlo lo divora.