The danish girl: l'autodeterminazione come atto rivoluzionario
<Uccidere> il proprio io per rinascere altro da sè: per mostrare davvero - finalmente -, la faccia dietro la maschera, quello (e solo quello) che ci si sente realmente di essere. Nel nome di un amore che travalica le definizioni, le convenzioni, i condizionamenti: e si scopre molto più forte dell'estenuante conflitto tra maschile e femminile. Nell'inferno dell'identità - dove desiderare una nuova vita può significare persino perdere l'unica che si ha - l'autodeterminazione come atto rivoluzionario: accade in <The danish girl>, il film di Tom Hooper (<Il discorso del re>) che abbraccia con delicatezza un personaggio straordinario, quello del pittore Einar Wegener o per meglio dire Lili Elbe, il primo uomo che (nei lontani anni '30) diventò donna. E venne accompagnato e sostenuto con devozione nella sua trasformazione dalla moglie.
Una pellicola interessante, basata su una storia vera, che affronta con garbo temi difficili e ancora attualissimi (la confusione sessuale, le questioni di genere, l'impossibilità, drammatica, di essere se stessi...), anche se un po' troppo illustrativa dal punto di vista stilistico, con un taglio ben più convenzionale rispetto agli argomenti e ai sentimenti che mette in gioco.
Una storia di coraggio e di passione (anche se non particolarmente appassionante), <The danish girl>, che l'autore, più ispirato nella prima che non nella seconda parte, carica soprattutto sulle spalle dei due strepitosi protagonisti, il premio Oscar (lo ha vinto un anno fa per <La teoria del tutto>) Eddie Redmayne e la lanciatissima (a star is born...) Alicia Vikander, entrambi baciati (così come scenografia e costumi) dalla nomination.