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The danish girl: l'autodeterminazione come atto rivoluzionario

<Uccidere> il proprio io per rinascere altro da sè: per mostrare davvero - finalmente -, la faccia dietro la maschera, quello (e solo quello) che ci si sente realmente di essere. Nel nome di un amore che travalica le definizioni, le convenzioni, i condizionamenti: e si scopre molto più forte dell'estenuante conflitto tra maschile e femminile. Nell'inferno dell'identità - dove desiderare una nuova vita può significare persino perdere l'unica che si ha - l'autodeterminazione come atto rivoluzionario: accade in <The danish girl>, il film di Tom Hooper (<Il discorso del re>) che abbraccia con delicatezza un personaggio straordinario, quello del pittore Einar Wegener o per meglio dire Lili Elbe, il primo uomo che (nei lontani anni '30) diventò donna. E venne accompagnato e sostenuto con devozione nella sua trasformazione dalla moglie.

Una pellicola interessante, basata su una storia vera, che affronta con garbo temi difficili e ancora attualissimi (la confusione sessuale, le questioni di genere, l'impossibilità, drammatica, di essere se stessi...), anche se un po' troppo illustrativa dal punto di vista stilistico, con un taglio ben più convenzionale rispetto agli argomenti e ai sentimenti che mette in gioco.

Una storia di coraggio e di passione (anche se non particolarmente appassionante), <The danish girl>, che l'autore, più ispirato nella prima che non nella seconda parte, carica soprattutto sulle spalle dei due strepitosi protagonisti, il premio Oscar (lo ha vinto un anno fa per <La teoria del tutto>) Eddie Redmayne e la lanciatissima (a star is born...) Alicia Vikander, entrambi baciati (così come scenografia e costumi) dalla nomination.

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I 10 film da non perdere alla Mostra del cinema di Venezia

Va beh, non ci sono Spielberg, né Tarantino, né Scorsese (solo con un corto...): e quindi cosa andiamo a vedere tra un mese a Venezia? Beh, del buono ci potrebbe essere: io mi aspetto  qualcosa da questi 10. Sperando che mi stupiscano altri 20...

BEAST OF NO NATION di Cary Fukunaga

A uno che ha diretto e prodotto il primo True detective un po' di fiducia la devi dare per forza. Poi qui si parla dei soldati bambino e non è proprio uno di quei temi da merenda con la nonna. E poi perché c'è Idris Elba

A BIGGER SPLASH di Luca Guadagnino

Il titolo potrebbe fare prevedere un grosso buco nell'acqua: e già l'idea di rifare La piscina mette un po' i brividi. Ma Guadagnino è un essere strano, schivato in Italia e consideratissimo negli Stati Uniti. Poi vuoi mettere Corado Guzzanti con Ralph Fiennes?

BLACK MASS di Scott Cooper

Per sentire in originale Johnny Depp che dice le parole sono d'argento ma il silenzio è d'oro. Che non è ancora uscito il film e già circola la parodia. E perché Johnny ha bisogno di rilanciare una carriera in declino: e un cattivo aiuta sempre.

THE DANISH GIRL di Tom Hooper

Il discorso del re è stato sopravvalutato, ma qui siamo già (ancora) in zona Oscar: e Redmayne transgender mira alla clamorosa doppietta. E poi di questi tempi potrebbe essere un film che, pur in stile tradizionale, può fare la differenza.

EVEREST di Baltasar Kormakur

L'anno scorso Venezia ha aperto con Birdman, l'anno prima con Gravity. Quest'anno c'è questo: serve dire altro? Se siete diffidenti e amanti del mare, mi assicurano che il libro da cui è tratto è davvero molto bello.

FRANCOFONIA di Aleksandr Sokurov

Perché questo pazzo russo è sempre capace di stupirci. L'ultima volte che è venuto se ne è andato col Leone d'oro. E se all'Hermitage ha ambientato un film bellissimo ora profana persino il Louvre: portando con sè Napoleone Bonaparte.

MARGUERITE di Xavier Giannoli

Giannoli è un regista sottovalutato, che merita più attenzione di quella che gli viene concessa. Qui poi porta in scena una cantante stonata: peccato che nessuno glielo dica... Una riflessione sull'arte e sulla mediocrità: per capire se è più nudo il re o chi lo applaude.

LA MEMORIA DEL AGUA di Matias Bize

Questo qui, che ha 36 anni ed è cileno, ha fatto un film bellissimo che nessuno ha mai distribuito (maledetti), La vita dei pesci. Ora torna su una storia di coppia, divisa e unita da un dramma. Perché amare a volte vuol dire sopravvivere.

SANGUE DEL MIO SANGUE di Marco Bellocchio

Il trailer non mi mette di buon umore, ma Bellocchio è uno che non smette di sperimentare, di prendere rischi anche quando potrebbe metterci il mestiere. E questo fa di lui un artista, che i pugni li abbia ancora in tasca o meno.

SPOTLIGHT di Thomas McCarthy

Perché è un film che ci può fare  sentire orgogliosi di fare il mestiere di giornalista, e Dio sa quanto ne abbiamo bisogno. E perché è una storia vera, quella dei cronisti che hanno scoperto i casi di abusi nei confronti di minori da parte della Chiesa. E poi c'è un cast che fa paura.

 

 

 

 

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