Inside out, tu chiamale se vuoi emozioni
I pensieri sono un treno (con tanto di vagoni), il subconscio una prigione di massima sicurezza, la memoria a lungo termine un labirinto inestricabile pieno di sfere colorate: e per il sacrificio di un amico immaginario ci si può pure commuovere... Salutato da un boato all'ultimo Festival di Cannes, <Inside out>, il nuovo fortunato film della Disney/Pixar, entra nella testa di una ragazzina di 11 anni per dare voce e corpo (è proprio il caso di dirlo) alle emozioni. Non prima però di avere regalato una buffa e irresistibile (oltre che volutamente caricaturale) fisicità ai sentimenti. Diretto da Pete Docter (quello del capolavoro <Up>), <Inside Out> è il cartoon made in Usa più complesso e ambizioso da parecchio tempo a questa parte: un'avventura (costata tra una cosa e l'altra 6 anni di lavoro) spesso astratta (a tratti persino cubista...) che sposa un punto di vista assolutamente originale affrontando con ironia il mistero della mente umana.
Cosa mai passerà per la testa di Riley? Tu chiamale se vuoi emozioni: c'è Gioia, una super ottimista dai capelli blu; Tristezza, con il maglione a collo alto; Paura, naso lungo e papillon; Disgusto, le ciglia lunghe di chi se la tira e Rabbia, una specie di mini Gabibbo vestito da impiegato...
Immaginifico e spiritoso, decisamente rivolto più agli adulti che ai bambini, <Inside out> riesce nell'impresa di dare forma all'immateriale, scrutando nell'io incerto di grandi e piccini, tra rischiose iniziative (come quando cerca di cogliere figurativamente il senso di un'allegoria) e tocchi di humor liberatorio. Celebrando (non solo per ridere, stavolta) la grande rivincita della tristezza, la sua riabilitazione: perché per ricominciare a essere felici serve pure quella.