Maternal, la tentazione di essere madre
Un film sull’essere madre: e sul non poterlo diventare mai. Raro e lontano, intimo e segreto: ambientato in una «parentesi del mondo», nel tempo sospeso di un incontro, nella zona grigia dove tutto - ancora - può essere messo in discussione. È un bel segnale proporre adesso, mentre le sale riaprono tra i vagiti di una complessa prova di rinascita, «Maternal», il film che la debuttante Maura Delpero aveva presentato in anteprima nazionale proprio a Parma solo pochi giorni prima che le luci dei proiettori si spegnessero di nuovo, che sul cinema calasse di nuovo il silenzio: anche perché quella della 45enne regista giramondo che alla fiction arriva dal documentario è una pellicola che sceglie (e segue) la vita, tra ragazze madri cresciute troppo in fretta, ma anche giovani che madri hanno deciso di non esserlo mai (per esserlo per sempre...) e si preparano, non senza dubbi, a diventare suore. La storia di Lu e Fati, mamme adolescenti di Buenos Aires ospitate in un hogar, una casa famiglia religiosa. Dall’Italia arriva suor Paola, in procinto di prendere i voti perpetui. L’incontro tra le tre donne e il loro differente rapporto con la maternità scatena reazioni inaspettate... Minimalista, profondo, frutto di un lungo e articolato lavoro «sul campo» (l'autrice ha insegnato cinema per 4 anni in hogar sia laici che religiosi), «Maternal», premiato con la menzione speciale della giuria a Locarno e molto apprezzato in Francia, parte da uno spunto neorealista per poi fermare tempo e spazio tra quattro mura dove l'amore spirituale si fonde con quello terreno, i ruoli si confondono, le madri si scoprono sorelle e i loro figli imprevedibilmente più responsabili e maturi di loro, adolescenti diventate donne senza preavviso né manuale delle istruzioni, emarginate e accolte, protette (in una sorta di lockdown esistenziale) dai pericoli di un mondo a cui vorrebbero essere restituite. Cinema rarefatto, femminile (dalla «mano» al cast, composto da solo donne, per lo più attrici non professioniste), anche «politico» nell'affrontare senza compromessi un tema complesso come la solitudine della maternità, osservandone le molteplici facce, il desiderio e il peso, la gioia e la rinuncia.