Finalmente l'alba: Costanzo agita lo spettro del caso Montesi
Agita lo spettro del caso Montesi per svelare il dietro le quinte della favola del cinema, lasciando che Alice si avventuri da sola in un Paese delle meraviglie che così meraviglioso non è, il meno riuscito dei film di Saverio Costanzo: che, smarrito in un labirinto di desideri, quello della fabbrica dei sogni, ricoperto di polvere di stelle, gira il controcampo di un mondo fatuo e decadente che dopo l'ultimo ciak mostra la sua faccia più crudele.
E' un romanzo di formazione al femminile, rito iniziatico e di passaggio, «Finalmente l'alba» che ci riporta nella Roma del '53 e della Hollywood sul Tevere, là dove Mimosa, innamorata del grande schermo, fa un provino per fare la comparsa in un peplum: dopo un iniziale rifiuto, la prendono. E' l'inizio di un'avventura incredibile.
Ambizioso ma poco appassionante, costato una cifra monstre (28 milioni di euro), il film che Costanzo ha dedicato a suo padre Maurizio, rievoca il cinema-sogno che fu, ma anche la perdita dell'innocenza di un Paese, legata a quel terribile delitto sulla spiaggia di Capocotta, destinato a sconvolgere l'opinione pubblica. Ma la parabola della protagonista (la giovane Rebecca Antonaci, che si confronta con veri divi americani come Lily James e Willem Dafoe), sa di già visto, mentre la realtà si confonde con la finzione (e viceversa) in un dialogo tra presente e passato che però resta in superficie.