Madame Clicquot, la vedova che cantava alle viti
Per tutti, confidenzialmente, è la «Vedova». Che la trovi in enoteca o al supermercato, è pur sempre una scelta giusta: non fai mai brutta figura. Ma chi è la signora dietro la bottiglia - o che, meglio, ha stampato il suo nome sull'etichetta - lo racconta, in un film classico e corretto, Thomas Napper con «Madame Clicquot», storia della donna che cantava alle viti.
Una visionaria che non si arrese alla rassegnazione: e che, rimasta vedova a soli 27 anni, con passione illuminista, in un mondo totalmente maschile, versò un sogno in un bicchiere. Creando uno degli champagne più famosi del mondo, amato dagli zar e invidiato da Moët. Un personaggio moderno di imprenditrice ante-litteram che rivive (con il volto di una Haley Bennett molto in parte) in un biopic che brucia della passione cieca per quel che si fa e per quello in cui si crede. Là dove il frutto del proprio talento e delle proprie intuizioni è la magica alchimia di un equilibrio cercato ostinatamente, un timbro, un gusto, una poesia. Anche se alla fine tra lo champagne e il film è meglio il primo: al secondo, infatti, manca un po' di corpo. E di bollicine.